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Capre sbranate dai lupi in un’azienda agricola di Alseno

Nella notte di lunedì 3 agosto l’azienda agricola “La quercia verde srl” di proprietà di Maurizio Lamoure, in localita’ Ronchi ad Alseno (associata a Confagricoltura Piacenza) è stata nuovamente presa d’assalto da un branco di lupi.

Il bottino è stato di tre capre adulte e quattro capretti. È la terza volta solo nell’ultimo anno. La ditta è specializzata nell’allevamento di cavalli da corsa (trotto) ad alta genealogia e di grande valore e l’anno scorso era stato attaccato un puledro.

“Prima gli attacchi avvenivano una volta all’anno e in inverno, il branco assaliva un animale e se lo portava via – spiega Lamoure – da qualche mese invece c’è un gruppo di lupi stanziale, ho avvistato un maschio molto grosso, più del mio rottweiler, forse un altro più giovane e 3 femmine, dormono nell’erba alta di un campo qui vicino e arrivano tranquillamente al limitare delle corti”.

Confagricoltura Piacenza è più volte intervenuta sul tema della fauna selvatica il cui proliferare è ormai da troppo tempo fuori controllo denunciando che la mancata gestione non è tutela dell’ambiente e tanto meno cura responsabile del creato.

“I branchi di lupi stanziali in prima collina – sottolinea il presidente Filippo Gasparini –  sono una prova di disequilibrio del sistema, sull’altare della ‘biodiversità’ si condanna il controllo dell’uomo sull’ambiente e quindi la sua capacità di perpetuare la civiltà. Gli agricoltori, da sempre custodi del paesaggio, non sono in condizione di potersi tutelare e di tutelare le greggi.  Gli allevamenti zootecnici in generale vedono minata la loro biosicurezza. Non ultimo viene minacciata la sicurezza delle persone. Non è sufficiente, ammesso che avvenga, prevedere il ristoro dei danni, la fauna selvatica va ricondotta ai suoi areali”.

“Prima c’erano molti cinghiali, daini e caprioli, ora se ne vedono meno – prosegue Lamoure – evidentemente perché i lupi si sono stabiliti qui. Quanto alle volpi, non si contano e in un anno mi hanno ucciso 150 galline. Tornando alle capre, l’altra sera i piccoli li hanno portati via, come fanno sempre, mentre le tre capre grosse le hanno uccise e mangiate sul posto. Abbiamo subito fotografato una carcassa, ma quando siamo tornati dopo qualche ora non c’era più, erano venuti a prendersi anche quella.  Io tengo fuori le capre al pascolo perché dopo il primo sfalcio dell’erba lascio che siano loro a tenere corti i prati pascolando, ma sono disperato, non riesco a salvare neppure un capretto. Non mi fido più e non vedo soluzione, perché con un branco così numeroso non sarebbero al sicuro neppure rinchiuse in un recinto, i lupi lo sfonderebbero. E a fronte di questo dramma sono stato multato perché una delle sette capre superstiti aveva perso, immagino in una delle fughe per la sopravvivenza, le marche auricolari. Oltre al danno le beffe!” Lo scorso anno i cinghiali avevano caricato una cavalla fattrice, poi salvata con un costoso intervento veterinario. “Io capisco tutti – prosegue – ma sono stufo di mantenere la fauna selvatica a spese mie e a danno degli animali che allevo, oltretutto inizio ad aver paura perché in azienda abbiamo dei bambini. È una cosa preoccupante, ogni due tre giorni ormai c’è un attacco”. Lamoure ricorda il primo attacco, avvenuto cinque anni orsono: “era inverno e verso le otto di sera ho visto che c’era movimento nella zona del laghetto dove si trovavano anatre e cigni, avevo anche delle coppie di cigni neri di valore. Alla mattina era una mattatoio: un po’ li avevano mangiati, gli altri li avevano uccisi per la brama di uccidere. C’è anche un problema con i cani abbandonati – spiega Lamoure – perché i lupi uccidono i maschi, ma le femmine le inglobano nel branco e i cuccioli che ne discendono hanno l’aspetto fisico del lupo con la propensione ad avvicinarsi all’uomo del cane”. “Perché i lupi – conclude Gasparini – dovrebbero stare sui monti quando possono usare le nostre aziende da supermercato? Ricordo di aver già affermato che i lupi avrebbero scacciato i cinghiali e per scacciare i lupi sarebbero arrivati gli orsi. La mia era una provocazione nella quale prefiguravo la necessità di clonare dinosauri per mettere in fuga gli orsi. Mi rammarica ammetterlo, ma se si continua a proseguire su questa linea della finta tutela ambientale, declinata nella mancata assunzione di responsabilità e senza decisioni adeguate, temo possa divenire una soluzione”.

 

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