Approvata a maggioranza la risoluzione del Partito democratico, primo firmatario Gian Luigi Molinari. Nel documento, ha spiegato lo stesso Molinari, si sollecita “con il coinvolgimento della conferenza Stato-Regioni, il riconoscimento da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e governo dell’efficacia del metodo della braccata nell’attività di caccia e di controllo dei cinghiali”. In particolare, ha continuato il consigliere, nelle aree a elevata boscosità “la braccata risulta essere l’unico strumento efficace nel sistema di caccia al cinghiale, come sostenuto poi da studi, convegni e vari confronti tra le associazioni venatorie e ambientali”. L’atto è stato sottoscritto anche da Lia Montalti, Alessandro Cardinali, Roberto Poli, Francesca Marchetti, Manuela Rontini, Marcella Zappaterra, Luciana Serri, Paolo Zoffoli e Massimo Iotti.
Contro lo strumento della braccata, invece, Giulia Gibertoni del Movimento 5 stelle, che, attraverso una risoluzione, ha chiesto il coinvolgimento delle associazioni animaliste nei tavoli di discussione sul tema della caccia al cinghiale. Le fa eco Silvia Piccinini: “Non neghiamo che il problema esista, ma chiediamo di puntare su metodi ecologici. La caccia non può essere la soluzione”.
Il documento dell’esponente pentastellata è stato respinto in Assemblea, così come la risoluzione di Fratelli d’Italia. In aula Michele Facci ha posto l’attenzione sul problema nel territorio bolognese, parlando dei danni prodotti dai cinghiali alle attività agricole e evidenziando l’importanza di “integrare la braccata con la caccia di selezione, con l’obiettivo di ridurre il numero degli animali presenti nell’Appennino bolognese”.
Massimiliano Pompignoli della Lega si è detto favorevole all’opzione della braccata, metodo che il Pd ha rivalutato all’interno della sua azione politica sulla caccia solo recentemente.
Sinistra italiana con Igor Taruffi ha rimarcato l’attualità della questione, sostenendo “che i danni dei cinghiali non sono causati solo all’agricoltura, ma anche alle persone. Occorre affrontare la problematica in maniera decisa”.
Intervenuta anche l’assessora Simona Caselli: “In alcune zone, soprattutto nel bolognese, il fenomeno era intollerabile. Il metodo della braccata è consentita dallo Stato in tre precisi mesi all’anno, ma anche nel resto dell’anno bisogna trovare una soluzione”.