Si è concluso nel peggiore dei modi il corteo organizzato questo pomeriggio dal collettivo Controtendenza e che ha visto protagonisti anche militanti dei centri sociali delle città limitrofe, ma anche rapprestanti dei Cobas e della sinistra istituzionale – come il consigliere comunale Luigi Rabuffi – giunti in veste privata per ricomporre la rottura consumatasi nei giorni scorsi tra Partito Democratico e la sinistra radicale.
Il punto di svolta avviene a circa metà percorso. Dopo un avvio tutto sommato pacifico, una folta componente di manifestanti si stacca dalla testa del corteo e da Stradone Farnese devia verso via San Vincenzo. Le forze dell’ordine corrono ai ripari, istituendo un posto di blocco improvvisato con cassonetti e una camionetta. Nel frattempo, da una strada laterale, arrivano i rinforzi della polizia a impedire il degenerare della situazione. C’è qualche tafferuglio ma la situazione si distende senza feriti e il corteo riprende il percorso originario. Ma solo pochi minuti dopo, una volta arrivati in piazza Sant’Antonino, la testa del corteo – circa 600 i manifestanti complessivi – prova nuovamente a forzare il blocco della polizia. La situazione diventa drammatica dopo che il fitto lancio di cubetti di porfido e fumogeni, costringe il primo cordone di agenti ad indietreggiare. Nel farlo, un carabiniere perde l’equilibrio, cadendo vittima della violenza del primo blocco di manifestanti che con bastoni, pugni e oggetti contundenti lo colpiscono ripetutamente, prima che il militare ferito riesca a rialzarsi trovando riparo. Tra i feriti si registra anche un giornalista colpito al volto proprio da un cubetto di porfido lanciato dai manifestanti.
Doveroso rimarcare l’operato di poliziotti e carabinieri coinvolti che ,pur in una situazione del tutto eccezionale,, hanno mantenuto la calma evitando il degenerare della situazione, minimizzando i disordini ed il numero dei feriti.
Le reazioni dei politici
Resta la cronaca di una giornata che fa passare in secondo piano le divergenze tra le due sinistre antifasciste, divise sia nei contenuti sia nelle modalità di svolgimento.
Eppure, a provare – prima dello scatenarsi della violenza – a ricomporre la rottura ci aveva provato lo stesso Rabuffi, dichiarando in apertura di corteo: “Ho deciso di partecipare anche questo pomeriggio perché quando si è antifascisti lo si e’ 365 giorni all’anno. Potere al Popolo ha partecipato sia stamattina che nel pomeriggio perché vuole far si’ che chi crede nella solidarietà e nel bene comune si ritrovi sotto la stessa bandiera”.
Presente al corteo anche Gianni D’amo di Città Comune, che sulla divisione tra i cortei si è così espresso: “Parlerei di antifascismo ma non di sinistre. A impressione parlerei piuttosto di un’evidente divisione generazionale e antroplogica per cui i ragazzi di venti e trent’anni hanno smesso di cercare maestri nelle vecchie generazioni. E’ drammatico, perché spesso si è orfani ma mai si dovrebbe essere figli di nessuno. Bisogna riscoprire di chi essere figli. Sono un vecchio insegnate e credo che il primo dovere assoluto sia mettere in comunicazione queste generazioni. Le sinistre risultano divise per finalità elettorali, ma ho provato strenuamente a lottare per una manifestazione unica. Eppure, che valori di fondo abbiamo che uniscano invece di dividere? Importanti dono tuttavia i numeri di questa manifestazione quotidiana e in settimana l’avevo previsto. In questo, c’è responsabilità non solo del centrosinistra ma di tutta la cultura politica del dopoguerra. Negli ultimi anni ho provato a popolarizzare Matteotti Gramsci e Fenoglio, e oggi non vedo altra strada che il recupero della cultura e dei valori di fondo che ci caratterizzano in positivo. Serve una narrazione nuova e i narratori non potranno essere certo peggiori dei figli della televisione, di Mediaset e dei leader attuali”.
Su quanto avvenuto interviene anche Liberi e Uguali con un comunicato:
“Le immagini di un carabiniere, un lavoratore, a terra e malmenato in modo violento da persone a volto coperto sono immagini che non avremmo mai voluto vedere in una manifestazione antifascista. La pratica della piazza andata in scena nel pomeriggio di oggi a Piacenza è una pratica che condanniamo. Tante persone hanno manifestato al mattino e al pomeriggio contro ogni fascismo, in modo sereno e colorato. Ma cercare lo scontro con le forze dell’ordine è parso un inutile esercizio di violenza che depaupera il messaggio costituzionale e antifascista”, così in una nota Liberi e Uguali Piacenza sul corteo antifascista del pomeriggio in città in cui si sono registrati problemi di ordine pubblico”.
Questo invece il comunicato della Cisl
La Cisl di Parma Piacenza ripudia ogni forma di violenza ed è proprio in nome di valori quali il rispetto, la non violenza, la solidarietà che pacificamente è scesa in piazza in mattinata, insieme alle tante forze democratiche che hanno dato vita ad un partecipato e civile corteo, conclusosi con la visita al Prefetto.
Il corteo del pomeriggio, a cui la Cisl non ha aderito, e a cui hanno sicuramente partecipato anche persone mosse da un sincero spirito di opposizione pacifica alle varie forme di fascismo, è però stato ammalorato da agitatori di professione che devono essere perseguiti e assicurati alla giustizia.
La Cisl di Parma Piacenza esprime piena solidarietà alle forze dell’ordine e alla prefettura che hanno fatto di tutto, a rischio della propria l’incolumità personale, per garantire a tutti il diritto di manifestare pacificamente, subendo la violenza di pochi criminali che si sono accaniti con lavoratori a cui va la totale vicinanza e la riconoscenza del sindacato.