E’ stata colpita da numerose coltellate prima di quella fatale sferratale alla gola. E’ morta così Damia El Assali, la 45enne marocchina trovata riversa nella cucina della sua abitazione di Borgonovo. Sono questi i primi risultati emersi dall’autopsia effettuata quest’oggi presso l’istituto di Medicina legale di Pavia.
Ad essere accusato dell’omicidio è il marito Abdelkrim Foukahi, 39 anni, anche lui marocchino, che dovrebbe essere interrogato domani presso il carcere di Venezia dove è stato portato dopo che Polstrada e carabinieri lo avevano fermato in un Autogrill sulla A4 vicino a Treviso.
Il coltello era stato rinvenuto dai carabinieri nella cucina dell’abitazione.
I bambini della copia di 2 e 4 anni sono stati affidati ad alcuni parenti della povera Damia la cui salma, una volta ottenuto il via libera della Procura dovrebbe essere portato in Marocco per la tumulazione. Nel paese nord africano vive anche la figlia 22enne della vittima che frequenta l’università.
Se Abdelkrim era disoccupato, con qualche precedente, e sembra avesse anche rifiutato recenti proposte di lavoro Damia viene descritta come gran lavoratrice.
Sono proprio alcuni rappresentanti sindacali della Vetreria di Borgonovo, insieme ai vertici della Cgil, ad esprimere il proprio sgomento, per quanto accaduto, in un comunicato:
Come Segreteria della Camera del Lavoro di Piacenza, come funzionari, RSU, iscritti e semplici attivisti Cgil e dei sindacati Filctem della Vetreria di Borgonovo e Filcams della cooperativa San Martino, siamo sgomenti e sconvolti dall’assassinio di Damia El Assali ed esprimiamo sentite condoglianze alla famiglia.
«La morte di questa lavoratrice, madre di tre figli, dovrebbe interrogare tutti attorno a temi fondamentali per la piena cittadinanza di tutti e tutte, a partire dal contrasto a fenomeni di violenza domestica e femminicidio. Di certo, la brutale scomparsa di Damia interroga tutte e tutti noi.
L’integrazione sociale dei cittadini, come sancisce la Costituzione della Repubblica italiana, passa dal lavoro.
Le prime “sentinelle sociali” rispetto ai disagi, ai problemi e alla difficoltà che possono avere lavoratrici e lavoratori portati dalla vita a trasferirsi nel nostro Paese sono spesso colleghe e colleghi che, infatti, sono stati i primi a lanciare l’allarme quando Damia non si è presentata a lavoro. E’ dal lavoro che passa l’emancipazione delle donne e degli uomini, ed è a partire dai luoghi di lavoro che vanno affrontati certi temi fondamentali culturali e di cittadinanza.
Se tutti i giorni ci troviamo a leggere notizie che parlano di drammi domestici, di gran lunga superiori alle violenze che si registrano nelle nostre strade, è innegabile che sul piano culturale e del dibattito su questi temi sia ancora lunga la strada da fare. La parità di genere e la piena cittadinanza si ottengono solo se cresce la consapevolezza di tutti sui problemi che affliggono la nostra comunità. Da parte nostra, la battaglia culturale abbiamo intenzione di proseguirla nei luoghi di lavoro, nelle assemblee nelle fabbriche, nei Direttivi e in tutte le assemblee che ci portano a incontrare, giorno dopo giorno, migliaia di lavoratori e lavoratrici. E’ una battaglia che va combattuta sul piano culturale e che fa della condivisione la sua arma. E’ una battaglia che si vince, o che si perde, tutti insieme. E per questo, tutti e tutte noi, dobbiamo farcene carico».