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Di come si parli troppo del caso Sebastiani-Pomarelli

Poche ore prima che Massimo Sebastiani venisse rintracciato da carabinieri il nostro Nicolò Premoli​ aveva scritto qualche riga per riflettere sulla scomparsa di Elisa e Massimo e sul risalto mediatico che la vicenda ha avuto. Anche la sorella di Elisa, Francesca, aveva affidato alla sua pagina Facebook un pensiero sulla forte pressione esercitata dai media sulla sua famiglia (vedi sotto).

Ecco la riflessione di Nicolò Premoli:

Se c’è un sentimento umano che fatica ad essere sopito da una parvenza di morale e di buon gusto, quello è la spasmodica attenzione verso i fatti di cronaca. Con una netta preferenza verso la “nera”.

Una perversione verso il tragico, il feticismo per aggiornamenti continui. Quasi come se la speranza di esito favorevole non sia nemmeno da prendere in considerazione: un fatto funesto va vissuto fino al quinto atto, fino alla chiusura del sipario. Preferibilmente con un esito nefasto.

Quanto si sta costruendo dietro al caso Sebastiani-Pomarelli, un unicum nel panorama della cronaca piacentina, è la dimostrazione non necessaria dell’assioma di cui sopra. Quasi come se un avvoltoio, trovata la carcassa da spolpare nel mezzo di un deserto, si proiettasse sulla preda inerme fino a strapparne anche l’ultimo sottile strato di carne rimasto.

Atto primo la spasmodica ricerca di Rambizzazione di un uomo apparentemente in fuga descritto da chi lo conosce come capace di poter sopravvivere nutrendosi soltanto di quanto il bosco ha da offrigli. Sui pendii delle colline la fantasia sembra correre più forte del normale, prendendo velocità sempre più elevata fino a piombare senza più freni verso il piattume (spesso di contenuti ed in seconda battuta grammaticale) dei commenti vomitati sui social. Nemmeno si fosse consumata una quantità di radici e bacche esagerata inseguendo una improbabile sopravvivenza.

Quando le prime ricerche a tappeto non sembrano condurre ad una soluzione positiva è tempo di indagare sul profilo del presunto rapitore. La repertazione dei RIS presso l’abitazione del Sebastiani si trasforma malamente, agli occhi di chi ne legge, in una passerella alimentata dalle parole della criminologa Bruzzone, intervenuta sul posto insieme agli avvocati. «Un soggetto del genere è in grado di fare qualsiasi cosa». Un pensiero che pare a tratti richiamare le tesi del Lombroso ottimamente sviluppate da un’altra scarica di commenti agli articoli dedicati. Il Sebastiani si trasforma da Rambo campestre a efferato omicida da pollaio con Campogrande di Carpaneto nuovo polo delle attenzioni morbose di chi legge.

Gli inquirenti – che non vestono i panni di detective da Facebook al termine di una giornata di lavoro – nel frattempo proseguono nelle loro attività. Nelle sedi preposte e più opportune. La Procura di Piacenza apre infatti un’indagine per omicidio ed occultamento di cadavere a carico di Sebastiani. Una ipotesi investigativa che basta a proiettare sulla città i fari della cronaca nazionale. Finiamo su Repubblica e il Corriere prima che le telecamere sbarchino alla fiaccolata per Elisa Pomarelli. Anche i momenti di raccoglimento e condivisione di una speranza devono essere sviscerati, senza delicatezza alcuna. Spente le candele si spegne anche la televisione.

Giungiamo così all’ennesima tappa di questo tour degli orrori. A Libertà arrivano due video che ritraggono Sebastiani intento a spaccare un armadio in cerca forse di uno sfogo alla rabbia e a sollevare tronchi. Pochi secondi che hanno la valenza di una constatazione banale, inutile. Che se punta (forse?) a dimostrare la prestanza fisica di un uomo conferma senza prova contraria l’assunto con il quale si è aperto questo pezzo. Che di Massimo Sebastiani ed Elisa Pomarelli si parla troppo.

Il più delle volte a sproposito.

Questo invece quanto scritto da Francesca Pomarelli su Facebook

Volevo informarvi che tutto quello che si poteva dire su Elisa è stato detto, perciò per quanto mi riguarda ormai può presentarsi anche la CNN alla porta, ma se insieme alla troupe non c’è mia sorella io non apro.
Io capisco che ognuno deve necessariamente fare il proprio mestiere e che ognuno sia libero di esprimersi e scrivere quello che vuole, però rimango convinta del fatto che al di là di questa tragedia, ci vuole testa e questo vale per ogni situazione. Io non so se l’altra parte si sia informata o meno per la scomparsa anche di Massimo, ma mi sento in dovere di parlare per i miei amici e per la mia famiglia: l’unica cosa che conta è trovare l’Ely punto e stop. Nessuno vuole mettersi in mostra e nessuno vuole improvvisarsi detective, perciò sempre con rispetto vediamo di mantenere le distanze perchè secondo voi è normale mandare il proprio compagno a prendere la colazione al bar in cui vado da sempre e trovare pieno di giornalisti? È normale che dopo averla presa io stia in un condominio da parte a bere il caffè in piedi sperando che nessuno mi veda o mi senta? È normale che ogni volta che mi si illumina lo schermo io legga “Ciao Francesca sono..”?
A voi l’ardua sentenza.
So che questo post aizzerà le masse, ma tanto ormai, la mia tranquillità anche mentale è andata a farsene un giro!
Questo non è un gioco, io personalmente stavo tanto bene nel mio piccolo mondo nella mia piccola realtà con il mio nome e cognome che non sapeva di niente.
Perciò ora nella maniera più educata che possa esistere vi chiedo solo un po’ d’aria perchè la situazione è molto delicata e sono sicura che tutti nel bene o nel male si stiano impegnando a mettere un punto questo incubo.
Colgo l’occasione di ringraziare tutti anche le persone che si sono espresse male nei confronti di mia sorella, perchè io personalmente l’odio è un sentimento che non conosco e penso che appunto perchè si parla di lei in un modo o nell’altro questa storia abbia lasciato il segno.
Concludo dicendo che io nutro ancora fiducia nell’animo umano, ed è proprio per questo che mi auguro che queste parole non vengano ne strumentalizzate ne fraintese.
Grazie

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