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Direttiva nitrati: Confagricoltura Piacenza contro la procedura d’infrazione

Per la Commissione l’Italia non ha effettuato monitoraggi, designato le zone vulnerabili, né adottato le necessarie misure di salvaguardia delle acque dall’inquinante di origine agricola. “Ma i dati resi disponibili dall’Ispra e dal ministero della Salute, e contenuti nel report inviato da Roma, dicono altro”.

Lo sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza a seguito della lettera di messa in mora – prima fase della procedura d’infrazione – notificata dalla Commissione Europea al Governo per presunti inadempimenti nell’attuazione della cosiddetta Direttiva nitrati, la 91/676/CEE.

“Condividiamo quanto espresso da Agrinsieme sulla necessità che la questione debba essere affrontata da subito ai massimi livelli per evitare inutili e dannosi contenziosi, nonché ulteriori problemi alla zootecnia italiana e al settore agricolo e agroalimentare. Come ho avuto occasione di esprimere anche in occasione della giornata dedicata al progetto europeo Waterprotec – prosegue Gasparini – si continua a mettere sotto accusa l’agricoltura quando i dati dicono chiaramente che per avere un quadro oggettivo è necessario valutare anche l’inquinamento delle altre attività produttive. L’agricoltura è virtuosa – tuona Gasparini – perché valorizza il ciclo dell’acqua per produrre cibo. Abbiamo processi produttivi che monitorano e contengono i fattori inquinanti, tecnologie che utilizzano i fitofarmaci in modo mirato, processi di purificazione delle acque negli allevamenti. Siamo stanchi dell’atteggiamento distruttivo e punitivo di Bruxelles verso la nostra agricoltura che è intensiva e come tale produttiva e d’avanguardia. Per approcciare il problema nitrati è necessario considerare anche l’impatto degli insediamenti industriali e degli abitati, i dati che emergono dai vari casi studio europei del progetto Waterprotect, ad esempio, accendono una luce sulla questione e noi, da sempre, chiediamo un approfondimento in merito. Così come, considerando le emissioni in atmosfera, si processa l’agricoltura, che producendo cibo è un’attività fondamentale, mentre nessuno ha nulla da eccepire su attività ludico-culturali come concerti, grandi eventi o viaggi turistici, che hanno una loro valenza, ma implicano importanti impatti ambientali”.

Nel report quadriennale inviato a Bruxelles dal Governo italiano, nella disponibilità dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e del ministero della Salute, è indicato come l’inquinamento da nitrati di origine agricola sia in diminuzione e che esistono regioni che non hanno il problema, altre dove i piani di azione si sono rivelati efficaci. L’unico rilievo Ue valido sembra essere quello della mancata adozione dei piani d’azione aggiornati di tre regioni, ma due di questi risultano comunque redatti e con in corso le procedure della Valutazione ambientale strategica.

“Come richiesto da Agrinsieme – sottolinea Gasparini –  l’intero sistema politico italiano deve prendere le difese del comparto zootecnico e di tutta la filiera, sostenendo presso la Commissione Europea la sostanziale revisione di una direttiva datata e che ha causato numerose problematiche. Bisogna evitare impostazioni che vedono la zootecnia come unico settore da controllare. Chiediamo di individuare soluzioni che siano adottate su presupposti scientifici a livello agronomico ed economico e che permettano di salvaguardare l’agricoltura, preservando l’occupazione e la tipicità dei prodotti che qualificano il made in Italy nel mondo, così come l’ambiente e la salute dei cittadini”.

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