Anche le celebrazioni religiose e le tradizioni popolari legate alla ricorrenza di S. Antonio abate, domenica 17 gennaio, dovranno fare i conti con la pandemia e le disposizioni delle autorità che si susseguono per fronteggiarla.
Da decenni nell’antica chiesa cittadina di via Mandelli, che fu oratorio ducale, dedicata a S. Dalmazio, la Confraternita dello Spirito Santo e la Comunità degli adulti scout hanno ripreso l’antica tradizione della benedizione degli animali, legata alla devozione di S. Antonio abate, anacoreta che l’iconografia presenta circondato da animali. Un’antica statua del Santo è conservata nell’oratorio. Ma il programma fissato per domenica prevede solo la benedizione degli animali e dei loro accompagnatori che si presenteranno, distanziati e con la mascherina, nel sagrato della chiesetta, fra le 15,30 e le 17,30.
Sarà mantenuta la tradizione della distribuzione del sale benedetto, ma non sarà possibile seguire le Messe delle 10,30 e delle 18,30 portando gli animali. Gli organizzatori non escludono neppure che ulteriori disposizioni dell’autorità sanitaria rese note successivamente al loro comunicato possano limitare ulteriormente il programma.
S. Antonio abate, nato in Egitto nel 251 da una famiglia di agricoltori e morto nel deserto della Tebaide il 17 gennaio del 356, è considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Fra le opere a favore di chi chiedeva aiuto a lui o ai suoi frati, viene ricordato che alle esortazioni ad avere Fede in Dio si accompagnava la somministrazione di pomate per l’herpes zoster ed altre malattie della pelle (il fuoco di S. Antonio). Nella chiesa di S. Dalmazio viene conservato un unguento simile preparato da una antica farmacia piacentina.