Si è concluso ieri il terzo Festival Veg&Joy dell’omonima associazione promotrice nel Parco del Lungo Trebbia, una due giorni che ha voluto mettere in luce l’etica vegan sotto molteplici sfaccettature, non solamente legate al cibo. Tra gli invitati infatti anche Legambiente, Comitato No Tube e Claudio Pomo delle Campagne Essere Animali, nonchè Domenico Quirico de La Stampa, che durante il convegno “Cittadini di un mondo in movimento: il viaggio dei migranti tra paure e speranze”, ha raccontato la propria esperienza di giornalista con la migrazione, in dialogo con Alessandro Chiodaroli e Oumar Djallo dell’azienda agricola Campo Lunare e Maria Vittoria Gazzola di Libertà.
“Il migrante ha fatto una cosa rivoluzionaria: ci ha obbligato, imposto di porci alcune domande – ha sottolineato Quirico -, ci ha imposto delle domande su di noi. Noi cosa vogliamo essere? Nella sua indifesa nudità con la sua presenza fisica rivela chi siamo veramente. La risposta è quella di Salvini. Quello che ci raccontavano era tutta retorica, appena si è presentato qualcuno convinto che fossimo quello che raccontavano di essere, ha trovato un muro. Questo è successo dal carattere rivoluzionario del migrante, che svela l’ipocrisia della società, le sue bugie. Accogliere i migranti è un problema di diritto. Tutte le epoche storiche hanno conosciuto il diritto, ma l’hanno sempre associato a qualche cosa, perchè si apparteneva a una specifica categoria sociale. Nel ‘700 si è associato il concetto di diritto all’uomo come concetto astratto. Ogni uomo ha dei diritti. E’ solo su questo piano che il problema dei migranti può e deve essere affrontato. Nella società odierna sta accadendo il processo inverso rispetto a quello che ha creato la società moderna occidentale: non si appiccica un diritto a un uomo come concetto astratto, ma a una persona. Questa è la negazione strutturale di quello che noi siamo”.
“Mi rendo conto – prosegue – che in questo Paese permangono bugie che ovviamente ad alcuni fanno molto comodo, perchè c’hanno costruito, sia qui che in altre zone d’Europa e del mondo, la propria fortuna politica. Ognuno deve prendere una posizione rigorosa, essere umanisti a tempo pieno, non importa quanti siamo, non dobbiamo muoverci. Solo nella contrapposizione a determinate idee che noi possiamo e dobbiamo esistere, altrimenti dobbiamo vergognarci di noi stessi”. E ancora: “Se oggi il 60% degli abitanti di questo sciagurato Paese non si rende conto che il viaggio del migrante non sono le 22 ore del passaggio del Mediterraneo, ma sono gli anni che ci vogliono a passare dal centro dell’Africa ad arrivare sulle coste, la colpa è dei falsificatori di mestiere, come Salvini, e di chi non ha saputo ben raccontare la migrazione, e chi di mestiere dovrebbe mostrare le loro bugie. I giornali per un prezzo ancora popolare, dovrebbero offrire gli strumenti necessari per capire la realtà non l’ultimo tweet di Toninelli”.
Nella seconda parte, Alessandro Chiodaroli ha fatto alcune considerazioni sul proprio lavoro, rimarcando che “l’agricoltura può essere fatta in tanti modi, purtroppo sta diventando un modo di nuovo feudalesimo, in alcune zone d’Italia. Si può fare un lavoro secondo un principio di condivisione. C’è un rapporto con la terra che trovo sia speciale in sè in quanto creatore di vita. L’umanesimo credo in questo. Ogni essere umano deve vivere dove e come vuole secondo i casi della vita”.