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Emanuele Soressi: “Cerchiamo di tirare fuori dai ragazzi le loro emozioni”

“La scrittura creativa è uno strumento che viene utilizzato con lo scopo di aiutare le persone a tirar fuori ciò che vivono, e soprattutto di condividerlo”. Emanuele Soressi è educatore di strada alla Parrocchia di San Lazzaro e San Vincenzo de Paoli, occupandosi di vari settori. Il 31 gennaio ha tenuto nella sede di Via Emilia Parmense un interessante laboratorio di scrittura creativa rivolto a studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado con epicentro narrativo la Giornata della Memoria. “Esistono varie modalità di utilizzo del prodotto finito. Con questo corso vogliamo capire cosa conoscono i ragazzi sul tema, cosa possono imparare gli uni dagli altri e cosa possiamo imparare noi”. Un evento che ha segnato sicuramente la nostra storia, volente o nolente. “Nessuno vuole replicarlo, ma vediamo nel contesto sociale sempre più situazioni in cui il conflitto è dietro l’angolo. I ragazzi a scuola, nel loro contesto sono stati continuamente bombardati da tutto ciò che aveva a che fare con la Giornata della Memoria, Shoah, campi di concentramento. Quello che proporremo loro è di vedere cosa si è sedimentato dentro di loro”.

Una ventina i ragazzini che hanno partecipato all’attività. Soressi tiene a precisare che non esistono voti. “Anzi, la modalità di gestione è la meno giudicante possibile, quindi tutto quello che viene detto, disegnato, scritto è accettato per quello che è”. Anche questa è una scelta specifica inerente alle modalità: non esiste una forma creativa predefinita attraverso la quale i ragazzi possono esprimersi, sono liberi di scegliere. “Può essere anche solo una bozza di un’idea, che può dare origine a qualcosa di diverso, può essere un soggetto, una drammatizzazione, di tutto”.

Le modalità con cui svolgere questa riflessione sono molteplici. “Si può partire da una fantasia guidata: attraverso il rilassamento si invitano le persone a stare con gli occhi chiusi e seguire le parole di un moderatore che guida l’incontro e aiuta a tirare fuori determinate emozioni, il tutto con musica di sottofondo. Da li poi si inizia a scrivere. Oppure un metodo più classico e più semplice è quello del brainstorming: si sceglie una parola chiave e da quella si cerca di tirarne fuori altre”. Ai ragazzi è stata proposta questa seconda modalità: successivamente si sono “isolati” per sviluppare la loro idea che poi, per chi ha voluto, è stata condivisa col resto del gruppo. Nell’ultimo passaggio sono stati messi a coppie per vedere cosa potessero creare da un’intreccio di stili creativi. “Il laboratorio di scrittura confluirà in quello teatrale, in modo che i testi o le canzoni potranno dare vita addirittura ad una rappresentazione”. 

Gli educatori di strada si propongono come interlocutore significativo, sia per la realtà giovanile, a cui è offerta l’opportunità di vivere esperienze importanti e sperimentare forme costruttive di protagonismo verso la comunità adulta supportandola nell’individuare e affrontare problematiche specifiche, costruire momenti di confronto e condivisione, riflettere su nodi e tematiche tipiche del disagio giovanile. 

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