Non sono mancate anche a Piacenza le celebrazioni per la Festa della Liberazione del 25 aprile, che da 73 anni ci ricorda l’uscita di scena del nazifascismo dall’Italia e dell’oppressione tedesca. Da Barriera Genova fino a Piazza Cavalli un lungo serpentone ha sfilato accompagnato dalla colonna sonora della Banda Ponchielli, con sosta al Dolmen per un minuto di silenzio in onore dei caduti. Presente anche un gruppo di contestatori di ControTendenza, che durante l’arco dell’evento ha intonato cori e slogan contro la Giunta Barbieri, accusata di essere “fascista”, mostrando cartelli che recitavano: “Giunta Barbieri guardaspalle di Casapound”, “L’assessore Zandonella organizza raduni nazifascisti”, “La Giunta Barbieri chiude spazi sociali e li assegna a nazifascisti”.
Il sindaco durante il suo intervento in Piazza ha ricordato principi fondamentali come la democrazia e la libertà, “irrinunciabili nella coscienza, nella memoria, e nell’identità del nostro Paese, che in questa giornata carica di significati rimandano a un comune sentire su ciò che la guerra civile e la Resistenza hanno voluto rappresentare per la storia italiana, e proprio perchè il 25 aprile sia riconosciuto come la festa di tutti gli italiani, è importante che trovino la giusta collocazione nella memoria storica tutte le componenti del processo di maturazione che condusse alla piena acquisizione della libertà e l’indipendenza dall’oppressione straniera del popolo italiano. Ricordiamo tutti coloro che offrirono la loro solidarietà alla lotta per la libertà”.
“Non possiamo dimenticare il ruolo – prosegue il sindaco -, che ebbero i militari italiani che in seguito all’ 8 settembre 1943 scelsero di unirsi alla battaglia per la libertà e i nostri connazionali che indossando la divisa dell’esercito furono internati nei campi di concentramento in Germania rifiutando il rientro in patria che avrebbe significato la forzata adesione al regime. […] Solo le immagini dei nostri connazionali possono darci la forza per affrontare i problemi del tempo presente con una ritrovata unione d’intenti contraddistinta da un forte sentimento di appartenenza a questo Paese e dalla pacificazione degli animi. […]C’è un legame ideale tra gli eroi del Risorgimento e i soldati che scesero in trincea nella Grande Guerra e coloro che si batterono nelle file della Resistenza.
“E’ il momento di parlare non solo dell’impegno partigiano ma anche delle zone oscure della Guerra di Liberazione, penso al rispetto per i caduti su entrambe le parti, e in particolare penso soprattutto a quei giovani che si gettarono alle spalle tutto, andando incontro alla morte fieri degli ideali in cui credevano, infine il ricordo cade sui tanti piacentini che persero la vita sull’idea di libertà, uno su tutti Francesco Daveri, avvocato tra i fondatori del Comitato di Liberazione Nazionale che fu deportato e rinchiuso in un campo di concentramento e ucciso barbaramente l’11 aprile 1945, uno dei tanti piacentini che contribuì a costruire un’Italia nuova con un domani migliore”.