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Gianotti (direttrice CERN): “Promuoviamo conoscenza oggettiva, oltre tendenze religiose o politiche”

Conosciamo solo il 5% dell’Universo. Già questo dovrebbe far riflettere su quanto siamo una particella infinitamente piccola nel Creato, ma c’è anche chi studia particelle ancora più piccole, al punto da dare indicazioni fondamentali su questioni molto più grandi di noi. Fabiola Gianotti, direttrice generale del CERN di Ginevra questo pomeriggio ha tenuto una lectio magistralis durante “Il mestiere del ricercatore, nell’avventura dell’Universo e della Vita”, maratona scientifica organizzata da Ugis (Unione Giornalisti Italiani Scientifici), Fondazione Piacenza e Vigevano e Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche presso il Teatro Municipale di Piacenza cornice artistica perfetta per l’evento, che ha visto una cospicua maggioranza di giovani.

“Il Cern è un esempio concreto di collaborazione pacifica – ha sottolineato in apertura la dott.ssa -, attrae circa 17 mila scienziati da tutto il mondo, l’obiettivo sin dall’origine è sempre stato quello di promuovere la conoscenza basandosi su dati oggettivi, non su opinioni, che vadano oltre tendenze religiose o politiche”. Conta 22 Stati membri, tra cui l’Italia, che ha portato un grosso contributo alla crescita del Laboratorio per definizione, grazie alle scoperte fatte dai nostri scienziati a dai 2600 ricercatori che oggi vi lavorano. Contribuenti principali in termini monetari sono la Germania, la Francia e anche l’Italia. “Possiamo perciò vede la bravura della nostra scuola di fisica delle particelle – sottolinea Gianotti -, ma anche le capacità di formare i giovani”.

L’idea che ci si può fare degli scienziati che lavorano al Cern è quella di persone attempate, un po’ noiose. Invece “chi lavora al Cern ha tra i 27 e i 35 anni, ragazzi in dottorato o post doc (assegnista di ricerca), nonchè persone ultranovantenne, il che di mostra come lavorare al Cern allunghi la vita (ride). Il nostro compito è anche quello di preparare questi giovani al loro cammino fuori dal Cern, infatti molti dopo questa esperienza lavorano in aziende private o industrie, in partenariato con Istituti di ricerca e Università”.

L’attività principale del Cern risiede nella ricerca sulle particelle elementari, fra cui si trovano i costituenti fondamentali della materia, ovvero atomi costituiti da un nucleo centrale, fatto di protoni e neutroni, a loro volta costituiti da particelle ancora più piccole denominati quark. “Siamo fatti tutti da elettroni e quark, anche Donald Trump!”, sorride Fabiola Gianotti. “Il Cern ospita il più potente degli acceleratori di particelle, il che ci permette di studiare la materia al livello più piccolo, ovvero dei quark. Questo studio ci consente di studiare l’evoluzione dell’Universo, cui possiamo stimare la nascita circa 14 miliardi di anni fa”.

In principio l’Universo era molto denso, col tempo si è espanso si è raffreddato, le particelle hanno cominciato a formarsi e legarsi creando particelle a loro volta sempre più grandi, fino alle stelle e le galassie. “Ci sono due modi per studiare l’Universo, primo attraverso i telescopi, che analizzano stelle e galassie, e poi gli acceleratori che accedono ad epoche primordiali quando l’Universo era talmente denso che la luce non è mai riuscita ad uscire da questa palla densa e quindi non è mai arrivata ai nostri telescopi. La luce si palesò 380 mila anni dopo il Big Bang, prima l’Universo era opaco”.

“Quello che facciamo attraverso gli acceleratori è far scontrare le particelle, in modo da generare energia e ricavare informazioni utili. Noi rompiamo i protoni, cercando di capire come interagiscono i loro costituenti fondamentali”. Altro capitolo importante riguarda il Bosone di Higgs, teorizzato nel 1964 e rilevato per la prima volta nel 2012 negli esperimenti ATLAS e CMS (rilevatori di particelle), condotti con l’acceleratore LHC del CERN. La sua importanza è quella di essere la particella associata al campo di Higgs, che secondo la teoria permea l’universo conferendo la massa alle particelle elementari. Il 5 aprile 2012 fu la stessa Gianotti con Joseph Incandela (CMS) a dare l’annuncio. “L’LHC ci ha costretto ad un salto nei concetti e nella tecnologia – continua Gianotti -, la cosa difficile non è tanto accelerare le particelle, quanto tenerle dentro un’orbita ben precisa. Usiamo 3 mila km di cavi e abbiamo circa 70 mila petabyte di dati. LHC è stato costruito per affrontare le domande fondamentali di fisica sperimentale. Il Bosone di Higgs ha cambiato la nostra vita quotidiana sotto molti punti di vista”.

L’ESPERIENZA AL CERN

“Dal 1994 sono al Cern, è un’avventura umana molto forte. Apre la mente, ci sono persone di grande volontà che vengono da Stati con situazioni difficili. In un mondo pieno di grandi divisioni avere una realtà che crea ponti è fondamentale”. Infine una riflessione sulle donne presenti al Cern, che se all’inizio della sua esperienza erano il 4%, “ora sono il 14%”. 

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