Il gioco d’azzardo è una macchina infernale che investe e schiaccia non solo chi ne finisce vittima in maniera patologica, ma anche i familiari e gli amici più stretti, fino a compromettere tutte le relazioni sociali, la vita lavorativa, e a minare l’equilibrio psichico. Anche per questo è molto rischioso isolarsi. Una mano tesa viene da due realtà piacentine, la cooperativa “L’Arco” e l’associazione “La Ricerca”, da una decina d’anni impegnate al fianco delle famiglie dei giocatori d’azzardo patologici con diversi progetti di counseling (ascolto e orientamento) sia per famiglie con familiari in trattamento sia per famiglie dove il malato di azzardo non accetta di essere curato.
Ne parleranno diffusamente le due counsellors responsabili dei vari percorsi compiuti sinora con esiti incoraggianti e positivi, Alessandra Bassi e Fausta Fagnoni, in un incontro aperto al pubblico in calendario per la sera di lunedì 13 maggio nella sede della “Ricerca” – Stradone Farnese 96, primo piano – dal titolo “Quando la solitudine diventa vergogna: l’esperienza dei familiari dei giocatori d’azzardo”.
Alla serata, che avrà inizio alle 20,45, interverrà inoltre il dottor Maurizio Avanzi responsabile della cura del disturbo del gioco d’azzardo dell’Ausl di Piacenza.
“Il gioco d’azzardo non è affatto un vizio. Dietro c’è un disturbo comportamentale – viene sottolineato dalle due esperte – che ha effetti devastanti sulla vita dell’individuo, impatta pesantemente sui suoi familiari.
Non solo: studi recenti dimostrano che per ogni giocatore patologico subiscono effetti negativi dieci persone che con lui hanno relazioni significative. Un giocatore d’azzardo patologico provoca di solito ripercussioni gravi per sé e per altre due, tre, dieci persone a lui legate. L’impatto è grave a livello economico, ma anche sulla salute delle persone coinvolte e sulle relazioni messe in crisi dalle continue menzogne a cui ricorrono i malati di azzardo, menzogne che minano le relazioni, la fiducia viene a mancare, nelle famiglie crescono i conflitti, le incomprensioni, l’aggressività.
Per questo la rete piacentina propone percorsi di pacificazione per aiutare le famiglie a ricostruire relazioni più positive, lavorando in gruppo sulle menzogne, sul supporto sociale e sulle modalità di affrontare i problemi”. E proprio sulla pacificazione familiare “L’Arco” e “La Ricerca” in collaborazione con l’Ausl piacentina stanno portando avanti percorsi-pilota con riscontri molto soddisfacenti che recentemente sono stati oggetto anche di una relazione al primo convegno internazionale sul tema del lavoro con i familiari di chi ha una dipendenza, la “Addiction & the Family International Network” a Newcastle, Inghilterra.
L’incontro del 13 maggio alla “Ricerca”, organizzato nell’ambito del ciclo sulla solitudine “Solamente insieme” condotto dai Servizi dell’Ascolto, è a ingresso libero e aperto a tutti.