A vent’anni dalla scomparsa Fabrizio de Andrè è più vivo che mai. Non un semplice esercizio di retorica, ma veramente la partecipazione vista durante il concerto degli Ottocento al Teatro Filodrammatici di ieri sera testimonia che le parole del cantautore de Il pescatore risuonano ancora, e risuoneranno ancora per molto tempo nelle menti di più generazioni. Un concerto semplice e ben studiato, che ha portato sul palco i grandi successi quali il già citato Il pescatore, Andrea, La canzone di Marinella, Bocca di rosa e Volta la Carta. Poche parole hanno inframmezzato le esecuzioni, se non per presentare i membri del gruppo, formatosi a Bergamo proprio nel 1999 dentro un legame d’amicizia e attorno al cantare poetico di Fabrizio De André. Sulla rotta ha cambiato alcuni compagni di viaggio, approdando all’attuale formazione: Marco Pesenti (voce e chitarre), Alessandro Lampis (batteria e percussioni), Fernando Tovo (chitarre e cori), Luigi Suardi (tastiere, pianoforte e cori), Andrea Gustinetti (bassi elettrici), Vincenzo Albini (violino).
Il loro omaggio è ai valori umani cui De André ha dedicato tutta la sua opera, al genio del cantautore, ed anche agli arrangiamenti musicali di chi lo ha accompagnato, dai primi 45 giri agli ultimi concerti. Gli Ottocento hanno eseguito in concerto quasi tutti gli album di Faber, presentandoli nella loro interezza e cercando di avvicinarsi ai suoni e alle atmosfere lì racchiuse, tra cui: Non al denaro non all’amore né al cielo, La buona novella, Storia di un impiegato, Creuza de ma, Tutti morimmo a stento, e storici live come i concerti ‘79 con la Premiata Forneria Marconi.