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Gls, la protesta del sindacato USB dal tetto. Alla base il licenziamento di 33 facchini

Caporalato, lavoro nero. Ecco i temi principali della protesta messa in atto da una quindicina di lavoratori USB sul tetto dell’azienda di logistica Gls a Montale. Motivo? Il licenziamento di 33 iscritti al sindacato USB e la dichiarazione di un esubero di altri 54 facchini da parte della ditta appaltatrice del servizio Seam.

Già nei giorni scorsi USb aveva chiesto livelli occupazionali degni e un clima “di serenità e sicurezza sul lavoro finora mancato”. Pare tuttavia che questo clima non si manifesterà a breve, gli stessi hanno definito 87 licenziamenti complessivi come un “problema sociale” per la comunità piacentina, e hanno minacciato di tornare al Ministero dello Sviluppo Economico (presieduto da Luigi Di Maio) per far valere le loro ragioni. Sul posto quest’oggi Polizia e Vigili del Fuoco.

In una nota USB afferma che il gesto estremo è correlato ad una situazione lavorativa altrettanto estrema. “Vogliono intimidire i lavoratori e il loro sindacato – affermano – per far passare misure di ristrutturazione che tagliano posti per aumentare profitti. Hanno fatto male i loro calcoli, e la risposta dei 33 licenziati è nel segno della più ferma determinazione. USB è al loro fianco e chiede l’apertura di un tavolo di confronto per riportare i licenziati al lavoro, per ridare serenità e sicurezza ad un magazzino nel quale il lavoro non manca”. 

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