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I sanitari lo mettono in quarantena, l’azienda lo costringe a lavorare

Aggiornamento: grazie all’intervento di un’autorità sanitaria la situzione sembra essere in via di risoluzione. Vi terremo informati di ulteriori evoluzioni.

Dall’emergenza del coronavirus emergono storie belle, di generosità, altruismo. Storie di sacrificio come quelle dei medici, infermieri, volontari, impegnati in prima linea nell’offrire assistenza a migliaia di pazienti incuranti dei rischi che corrono.

Sopra di esse galleggiano, putride e maleodoranti, anche storie come quella di cui è vittima Paolo (nome di fantasia), 28 anni di Guardamiglio.

Il giovane vive nella zona arancione e sarebbe dunque libero di muoversi. Sfortunatamente il giorno in cui è emersa l’emergenza Coronavirus il ragazzo stava accompagnando la fidanzata ad una visita medica, proprio a Codogno.

Questo è bastato per far finire due sotto quarantena, (ciascuno a casa propria).

L’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Lodi ha infatti deciso che entrambi debbano rimanere confinati  fra le mura domestiche per due settimane: “misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva”.

La fidanzata, che lavora come commessa in un negozio della zona ha comunicato la cosa alla datrice di lavoro e non ha avuto nessun problema.

Storia molto più complicata invece per il 28enne che opera come impiegato in una media azienda piacentina.

Il suo titolare una volta appresa la notizia ha imposto all’uomo di presentarsi ugualmente al lavoro pena il licenziamento.

A nulla sono valsi i tentativi del giovane di spiegare che era tenuto per legge a rispettare l’ordinanza e che ignorarla metteva a rischio l’incolumità di tutti i colleghi.

Alla fine, per non perdere il posto, lunedì ha preso la macchina ed ha raggiunto la nostra provincia, sedendosi alla sua scrivania e sperando (in cuor suo) di non essere né infetto né portatore sano.

Paolo ha anche provato ad interessare l’ASST di Lodi che però avrebbe risposto di non poter intervenire su un’azienda piacentina. Qualcuno gli ha consigliato di denunciare il datore di lavoro ma il ragazzo teme di rimetterci comunque il posto e non può permetterselo.

Tra l‘altro, da quanto ha capito, non sarebbe neppure l’unico a trovarsi in questa situazione, apparentemente senza via d’uscita.

E’ brutto constatare come  l’unica cosa non intaccata dal Coronavirus sia la misera mente di persone la cui avidità e stupidità non si ferma davanti a nulla.

E noi che pensavamo che la servitù della gleba fosse finita con il tramontare del medioevo!

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