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Il Comune di Piacenza perde l’asta per l’area di via Nino Bixio

La Giunta Tarasconi nel 2024 aveva speso 170 mila euro per la bonifica dei 2.500 metri quadri, di proprietà privata, da tempo abbandonati e degradati. Secondo il centrodestra bisognava espropriare

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Il comune di Piacenza ha perso l’asta per l’acquisizione dell’area di via Nino Bixio. Come è noto la zona prospiciente il Po è da tempo abbandonata e degradata. Vi era stato un incendio nel marzo 2018. Nel maggio 2022 l’allora candidato sindaco Corrado Sforza Foglia guidò i Liberali Piacentini in un sopralluogo per verificare lo stato delle cose. Infine nel gennaio dello scorso anno il Comune diede il via ad una vasta operazione di sgombero dei rifiuti, pur essendo l’area di 2500 metri quadri, di proprietà privata. Una pulizia costata alla casse del Municipio la considerevole cifra di 160 mila euro. Cifra per la quale – affermò  l’assessore alla valorizzazione del lungo Po Serena Groppelli – il comune si sarebbe rivalso nei confronti della proprietà. In seguito l’amministrazione guidata da Katia Tarasconi, anziché imboccare strade prodromiche  all’eventuale esproprio di quei terreni e caseggiati (attraverso cui avrebbe dovuto passare una ciclabile) ha scelto di prendere parte all’incanto che partiva da una base d’asta di 80 mila euro e lo ha perso. Ora bisognerà capire le intenzioni del privato che si è aggiudicato l’area e se sarà possibile un qualche dialogo.

Intanto l’opposizione di centro destra va all’attacco e critica pesantemente le scelte fatte dalla Giunta Tarasconi. Questa la nota firmata dai capigruppo Patrizia Barbieri (Barbieri Sindaco-Trespidi con Liberi), Sara Soresi (Fratelli d’Italia) e Luca Zandonezza (Lega).

“Ancora una volta l’opposizione di centrodestra aveva avvisato. Lo avevamo fatto con chiarezza, spiegando punto per punto perché la procedura scelta dall’amministrazione per l’area Lungo Po fosse rischiosa, poco trasparente e potenzialmente dannosa per le casse comunali. E ancora una volta, siamo stati ignorati.

Avevamo indicato come ricorrere all’asta per l’acquisizione di quell’area fosse una scelta sbagliata: se davvero si voleva tutelare l’interesse pubblico, era necessario muoversi molto prima, attivando le procedure corrette come il vincolo preordinato all’ esproprio. Invece si è deciso di partire tardi e male, con l’unico risultato che oggi l’Amministrazione si ritrova a mani vuote.

E non si tratta solo di una scelta sbagliata. È una beffa per tutta la città: solo un anno fa erano stati stanziati ben 170.000 euro di soldi pubblici per la bonifica di un’area privata,  quella stessa area che oggi è sfuggita al Comune. Non solo il danno economico, ma anche quello amministrativo e politico.

Ora che l’asta è  persa, il Comune dovrà  trattare con un soggetto privato, e probabilmente sostenere costi ancora maggiori per l’acquisizione o l’eventuale esproprio, visto che il bene non è più parte di una procedura, ma proprietà privata. Un paradosso evitabile, se solo si fosse ascoltato il nostro appello.

Non facciamo opposizione per partito preso. Siamo sempre intervenuti, anche con fermezza, per difendere l’interesse della città. Ma ogni volta che tentiamo di svolgere il nostro ruolo in modo responsabile, ci viene sbattuta la porta in faccia, e poi, puntualmente, si verifica  ciò che avevamo previsto.

È accaduto con questa pratica, come con il c.d. “appaltone” – dove i ricorsi sono ormai numerosi – e temiamo accadrà anche con Piazza Cittadella, dove il rischio, denunciato da tempo, è che resti un buco nel cuore di Piacenza. E quel buco, oggi, è realtà: il cantiere è fermo da mesi.

Questa Amministrazione si ostina a non ascoltare, procede per conto suo, e sbaglia. Ma chi paga le conseguenze, purtroppo, sono sempre i cittadini.”

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