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Il discorso del sindaco Patrizia Barbieri in saluto agli alpini

Pubblichiamo, qui di seguito, il discoso ufficiale pronunciato dal sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri in saluto agli alpini

«E’ con l’orgoglio di rappresentare l’intera comunità piacentina in una circostanza così importante, ma anche con sincera emozione, che oggi porgo il saluto dell’Amministrazione comunale e il benvenuto di Piacenza alle Autorità militari e civili presenti, ai vertici dell’Ana e a tutte le Sezioni partecipanti al Raduno del 2° Raggruppamento.

Accogliere questo prestigioso evento, nel centenario della nascita dell’Associazione nazionale Alpini, costituisce un onore e un privilegio di cui, come Sindaco e Presidente della Provincia, vi sono riconoscente. Ed è proprio questo, nella solennità della cerimonia odierna, il primo sentimento che vorrei condividere con voi, nel ribadire il legame profondo – intessuto di autentico affetto e senso di vicinanza – che ci unisce alle Penne Nere. 

Nella fervida attesa di questi giorni, mi sono domandata spesso quali fossero le parole giuste per rendere omaggio ai valori di cui vi fate interpreti, quotidianamente, con il vostro spirito di servizio nei confronti della collettività. Mi sono domandata, persino, se fosse realmente possibile racchiudere, nello spazio di un discorso ufficiale, quei princìpi di solidarietà, altruismo e dedizione che ispirano ogni vostra attività, portandovi sempre in prima linea laddove vi sia bisogno di aiuto.

Perché, vedete, nulla è più lontano dalla retorica dell’operosità costante e discreta degli Alpini, o della concretezza di chi è abituato a rimboccarsi le maniche e agire, anche nelle circostanze più difficili, senza mai risparmiarsi per la tutela e la promozione del bene comune.

Ho scelto, allora, di parlarvi con il cuore. Non solo per restituirvi il calore che avete regalato a Piacenza in questo fine settimana, richiamando alla memoria di ciascuno l’atmosfera travolgente dell’Adunata nazionale ospitata nel 2013, ma per rispetto della semplicità, dell’immediatezza, dell’umanità con cui, da sempre, mettete amore nel vostro impegno per proteggere il territorio e le persone. Perché è con l’onestà della coerenza, con il coraggio della responsabilità che non vi fa mai arretrare di fronte al dovere e alle sfide, che esprimete il senso di appartenenza a quella Patria che oggi celebriamo, anche grazie alla vostra straordinaria capacità di coinvolgimento, nell’esposizione gioiosa e festante del Tricolore.

Le bandiere che hanno vestito a festa le nostre piazze e le nostre strade, facendo capolino non solo dai palazzi istituzionali ma anche dalle finestre delle case, esposte con fierezza e sventolate da tanti ragazzi e dai bambini, sono l’emblema di un vero e proprio passaggio di testimone, di cui siete custodi nell’aiutarci, come amministratori e cittadini, come padri e madri di questi giovani, a costruire un futuro di responsabilità e consapevolezza.

Del resto, la Penna Nera che adorna il vostro cappello è, per le giovani generazioni come per chi lo indossa fieramente da decenni, un’icona che racconta l’altissimo sacrificio del Corpo degli Alpini nelle due Guerre mondiali, la complessità delle missioni di pace e ricostruzione nei Paesi esteri segnati ancora oggi dalla violenza e dalla devastazione dei conflitti, il lavoro infaticabile che nel tempo vi ha condotto tra la gente, al fianco di chi ha perso ciò che aveva di più caro, lungo la spina dorsale della Penisola: dal Friuli all’Irpinia, dall’Abruzzo alla nostra Emilia.

Non è solo nei grandi capitoli della Storia, tuttavia, che si ergono gli ideali e i fondamenti etici degli Alpini. Spesso, il vostro ruolo prezioso è il pilastro semplice e forte di una quotidianità silenziosa, che pochi giorni fa ho avuto il piacere di conoscere grazie a don Emidio Boledi, diacono in tre frazioni di collina affidategli dal nostro Vescovo, per rendere omaggio al diploma di merito che ha conseguito – primo iscritto all’Ana di Piacenza a raggiungere questo traguardo – nell’ambito del Premio “Alpino dell’Anno”.

Insieme abbiamo riletto le motivazioni del riconoscimento attribuitogli: la presenza attiva e partecipe che mantiene la coesione sociale in una piccola comunità, la solidità nell’essere un punto di riferimento per le persone anziane, sole o ammalate. Credo che questo sia il simbolo più efficace di ciò che gli Alpini continuano a rappresentare, in una società che sembra aver smarrito o accantonato ogni orientamento, ma rivela con urgenza, al tempo stesso, la necessità di una guida, di modelli positivi in cui credere e in cui potersi riconoscere.

Ovunque si posi il nostro sguardo, nell’Italia di ieri e di oggi, osserviamo il patrimonio inestimabile degli interventi portati avanti con determinazione, competenza e passione dagli Alpini in armi e in congedo. Perché, come ripetete spesso con un entusiasmo che non si affievolisce, ma lascia intendere il vostro essere parte di un’unica, grande famiglia: “Una volta indossato il cappello, si è Alpini per sempre”.

Permetteteci, allora, di esserlo per un giorno insieme a voi. Non è solo la suggestione scenografica, o la dimensione di convivialità spontanea dei vostri Raduni, ad attrarre migliaia di persone. A muoverci è la necessità di potersi specchiare nel volto migliore di quell’identità collettiva che ci insegnate a difendere e preservare. E’ l’occasione, infine, in cui esprimere apertamente all’Associazione nazionale e al Corpo degli Alpini la nostra gratitudine, perché nel vostro esempio di umanità e nel vostro spirito di fratellanza possiamo percepire e scegliere di seguire le tracce di una società migliore. Di questo vi ringrazio, a nome dell’Amministrazione comunale e dei miei concittadini.

Nel ricordo dei Caduti che hanno reso onore alla vostra divisa e di tutti coloro che – come dite voi senza nascondere la commozione di chi si vuole bene davvero – “sono andati avanti”, sono orgogliosa di dare voce alla nostra comunità nel riaffermare: “Viva gli Alpini, viva Piacenza, viva l’Italia”».

 

 

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