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Il notaio Toscani: “mi diplomai bene … nonostante la matematica”

Un notaio lo si immagina sempre serioso, calato nel suo ruolo di certificatore legale di fatti importanti della nostra vita. Massimo Toscani in realtà non disdegna  stemperare i momenti seri con una qualche battuta o con un sorriso. Lo ha fatto anche all’interno della Fondazione di Piacenza e Vigevano dove è arrivato come Presidente, ereditando una situazione non semplicissima. Nel suo primo mandato ha riportato una buona dose di serenità nell’ente di via S.Eufemia, alla cui guida è stato rieletto da pochi giorni

Dottor Toscani si ricorda l’anno della sua maturità?

Certo. Era il 1970.

Cosa le torna in mente ripensando al suo esame?

Fu in verità un po’ tribolato perché c’era la minaccia di uno sciopero degli insegnanti per cui non si sapeva se sarebbe stata effettuato con le scadenze previste. Poi tutto rientrò e partì regolarmente il primo luglio. C’erano due scritti e poi i due orali.

Ricordi ce ne sono tanti perché la maturità è sempre un evento particolare. Ho fatto il liceo scientifico. Ero bravo in italiano ma, a dire la verità, ero un po’ un “cagnasso” in matematica, nonostante alla fine me la sia sempre cavata anche in quella materia. Feci un tema su un pensiero di Einstein. Presi come voto finale cinquantacinque sessantesimi. Un voto che mi andava benissimo, non ero il più bravo della classe. Mi è sempre rimasto un tarlo; ho sempre pensato di non aver fatto un tema abbastanza bello. O meglio ero convinto che lo fosse. Mi restava il dubbio che magari con un tema migliore avrei potuto ricevere qualche punto in più. Dopo una trentina d’anni venne da me il professor Cordani, che era stato il nostro membro interno. Aveva questo tabulato “storico” con i voti dei nostri esami. Me lo fece vedere, quasi come una cosa da carbonari e così scoprii di aver preso 9 in italiano.  Quindi non era andato così male. Tornato a casa ne chiacchierai con mia moglie dicendo “insomma son trent’anni che penso che alla maturità avrei potuto prendere di più con un bel tema e ora scopro di aver preso nove”. Mia moglie, insegnante di materie scientifiche, dopo avermi guardato per un attimo con sguardo professorale, come avrebbe fatto con un suo alunno, mi chiese: “ma tu che voto avevi mediamente in matematica?”. In effetti avevo … intorno al quattro! Era dura prendere 60 allo scientifico partendo da un quattro!

Alla fine mi son messo il cuore in pace; non potevo prendere di più.

Ma matematica, all’esame, come andò?

Ci fu un compito probabilmente più facile rispetto alle aspettative. Per cui gli scritti, matematica compresa, andarono abbastanza bene. Ma fu una maturità che direi andò bene a tutta la classe. Nessun bocciato, nessun 36, tutti dal 38 in su. Pur tuttavia la maturità è sempre la maturità e resta il patema.

Un’altra cosa che mi ricordo è che noi in classe eravamo abituati ad avere determinate posizioni: io il mio compagno di banco, tu il tuo … e magari nascevano anche determinate collaborazioni. Cavolo alla maturità si entrava in ordine alfabetico e io con la T di Toscani capitai nel primo banco quando ero abituato a stare nell’ultimo.

Quindi foste un po’ spiazzati?

Si, diciamo con … meno riferimenti. Ma nonostante tutto anche lo spauracchio della matematica lo superai. Andò bene. Anche gli insegnanti furono comprensivi.

Ha vissuto degli incubi per la maturità? Prima o dopo?

Non ho mai, mai vissuto un incubo per la maturità. Ho vissuto molti incubi per le ultime ore del venerdì. Tedesco, fisica, matematica!   Sognavo di essermi dimenticato il libro a casa, di essere interrogato e non sapere nulla. Mai invece la maturità. L’abbiamo vissuta in modo abbastanza sereno. Non è stata la cosa più complicata del liceo.

Ne parlavamo l’altro giorno all’associazione amici del Respighi. Noi incominciammo in prima liceo in 34 ed alla maturità arrivammo in 17.

Una vera decimazione. Eravate i sopravvissuti.

Si. Alla fine avevamo assorbito quelli delle altre classi ed eravamo comunque in trenta, ma la metà originaria la perdemmo per strada.

La selezione era a monte.           

Si c’era una grossa selezione iniziale per cui quando arrivavi alla maturità i giochi erano fatti. Era una maturità con solo due materie scritte e due orali, abbastanza semplificata.

Ma chi avevate, in questo venerdì, di così terribile?

L’ultima ora di venerdì era tedesco con la professoressa Jacobacci. Non era lei in sé perchè la professoressa, anzi era un mito al liceo. Era quella che portava le classi in bicicletta in Germania.  Ma era venerdì, quinta ora, dopo fisica. Già eravamo stanchi, già era venerdì. Tedesco nella costruzione delle frasi ha il verbo alla fine. Quindi bisogna sempre stare attenti per capire, c’era molta tensione. Insomma non eravamo mai rilassati. Poi la professoressa Jacobacci era bravissima ma sempre molto rigorosa. Ancora adesso, a distanza di quasi cinquant’anni qualche sogno lo faccio. Per tedesco e fisica. Non italiano e filosofia. Insomma avevo forse sbagliato scuola, avrei dovuto fare il classico. Però ho riparato, ho fatto il notaio. Non ho rubato il posto a nessun ingegnere.

Ha rimediato a posteriori

Si esatto. Va bene così. In realtà comunque per molti di noi la maturità fu un cambio di passo. Non perché si è maturi all’improvviso, si ottiene la patente di uomo ma perché cambia il mondo. Si viveva con una classe con cui ci si trovava quotidianamente e improvvisamente questo ambiente era venuto meno. Per molti di noi fu una porta che si chiudeva e si aprirono altre porte. Più che per l’esame in sé lo ricordo perché con l’inizio dell’Università dovetti abbandonare tanti amici che ho ritrovato anni dopo.

Carlandrea Triscornia

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