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    Il PD “parla di Bibbiano”. Roberta Mori: “Sistema tutela minori non perfetto, ma sano”

    Siamo indisponibili a subire attacchi e processi politici rispetto ai minori in difficoltà e i temi dell’affido”. Silvio Bisotti, segretario provinciale PD, ci tiene a mettere le cose in chiaro sin da subito. Non vuole menzionare “la cittadina della Val d’Enza”, anche se è chiaro l’argomento del dibattito. Di fianco a sè Roberta Mori, consigliere reggiano del Pd regionale, candidata alle elezioni del prossimo 26 gennaio e vicina al caso che ha scosso la politica nei mesi scorsi.

    Una sorta di risposta ai convegni di Fratelli d’Italia, giudicati da Bisotti ricolmi di “pregiudizio” al sistema emiliano romagnolo.

    È stata sintetizzata dalla Mori la relazione della Commissione speciale d’Inchiesta circa il sistema di tutela dei minori in Emilia Romagna. “Una commissione tecnica – precisa la Mori -, composta da professionisti. Il sistema è stato rivisto in toto, per vederne pregi e difetti. La commissione ha approfondito ogni dettaglio senza esprimere giudizi sull’inchiesta nè sulle condotte individuali, di esclusiva competenza della Magistratura”.

    Il presidente del Tribunale dei minori Spadaro ha giudicato il sistema “sano”. “Io dico – continua Mori – che il sistema non è perfetto, ma è sano. Ho visto anche proposte di miglioramento, la materia dei minori è di competenza dei Comuni, e il quadro abbiamo rilevato essere frammentato, tanto che la Garante ha chiesto un rafforzamento della normativa”. In particolare la consigliera fa riferimento all’art. 403 sull’applicazione dell’allontanamento d’urgenza. Che recita:

    “Quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui, la pubblica autorità, a mezzo degli organi di protezione dell’infanzia, lo colloca in luogo sicuro, sino a quando si possa provvedere in modo definitivo alla sua protezione”

    Le 245 pagine raccolgono il lavoro di 4 mesi, 25 sedute e 45 audizioni, coinvolgendo 70 persone. “Chi si è reso responsabile di determinate condotte deve pagare, perchè oltre a ledere l’integrità dei minori ha leso l’immagine di un sistema che ispira l’Europa. Nel nostro caso parliamo di 7 assistenti sociali indagati su 2500 operatori, un dato che dobbiamo tenere ben a mente, così come 6 bambini al centro delle indagini su 3000 minori. Numeri che non giustificano un allarme sociale e una propaganda che spesso si è vista”.

    Tra le conclusioni, Roberta Mori tiene molto a rimarcare il ruolo del privato sociale che affianca il pubblico nella gestione delle comunità di accoglienza. “Le famiglie svolgono un ruolo fondamentale, con grande spirito di solidarietà”. Infine un accento particolare è posto sulla creazione di un osservatorio regionale  sull’infanzia e adolescenza che assuma metodo scientifico per adeguare azioni e politiche regionali e locali con rigore ed efficacia. 

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