Si fa un gran parlare del mondo del lavoro, dei giovani che faticano a trovare un impiego. Anche su Piacenza erano uscite alcune statistiche in merito. E poi ci sono persone come Fabio Ferrari che grazie a perseveranza e applicazione hanno seguito la propria stella polare facendo dello spazio la propria vita. Fabio, piacentino del quartiere Besurica, dopo il dottorato conseguito al Politecnico di Milano andrà a lavorare per un anno negli Stati Uniti alla NASA, grazie alla borsa “Marie Curie”. Abbiamo voluto intervistarlo per capire meglio cosa farà.
“Innanzitutto credo sia stato importante il mio percorso accademico, – precisa – perchè studiare al Politecnico mi ha dato molte possibilità. Mi sono specializzato nello studio degli asteroidi, grazie a un approccio definito oggi multidisciplinare, studiandone la composizione, la forma, la massa interna dell’asteroide, cercando di capire come si possa gravitare intorno e le implicazioni che lo studio degli asteroidi può avere per la società”.
Quali possono essere le applicazioni?
Ci sono alcuni enti, sia privati che non, il cui obiettivo è estrarre risorse minerarie dagli asteroidi e portarle a terra. Di fatto gli asteroidi sono molto ricchi di metalli come il platino. Un secondo aspetto molto importante è quello della protezione del pianeta da eventuali impatti con asteroidi. Sicuramente un impatto che possa distruggere la razza umana è molto remoto, poco credibile, ma il pericolo di un impatto di asteroidi più piccoli è invece molto reale, succede tutti i giorni. E ogni 20/30 anni accade un impatto che provoca danni (l’ultima volta è successo in Russia nel 2013, la Meteora di Celjiabinsk, ndr)
Quindi questo tipo di studi sono molto interessanti per evitare questo pericolo. Degli oggetti più grandi può essere previsto l’impatto con un certo anticipo, prevedendo quindi una missione con un ordigno, per farlo esplodere. Se non sai come è strutturato un asteroide però è inutile un’esplosione.
In cosa consiste la borsa Marie Curie?
E’ un premio dato dalla Commissione Europea. Fortunatamente esiste l’Unione Europea, altrimenti la ricerca in Italia sarebbe difficile. E’ lo strumento migliore per un ricercatore per raggiungere l’indipendenza, per portare avanti la propria ricerca. Purtroppo spesso si deve dipendere da un professore che dà fondi per fare ricerca,essendo di fatto vincolato all’indirizzo del professore, non accade in questo caso. I fondi che ti vengono consegnati, in questo caso 170 mila euro, sono suddivisi in stipendio, viaggi, conferenze, acquisto di materiali per laboratorio. Io ero inserito nella Global Fellowship, che mi consentirà di stare un anno negli Stati Uniti alla NASA e un anno in Italia, a riportare quanto imparato all’estero.
Qual è l’obiettivo finale del tuo progetto?
Lo scopo finale è quello di studiare le proprietà interne di una stessa tipologia di asteroidi.
Credevi nella possibilità di essere selezionato?
Ci credevo fino a un certo punto, perché comunque c’è molta competizione. Già chi partecipa vanta anni di esperienza, è un programma aperto a qualunque tipo di disciplina. Non era comunque un’opzione su cui contare, perché la percentuale di successo è molto bassa, circa il 10%, contando anche il fatto che è molto dispendioso in termini di tempo da dedicarci. Il Politecnico mi ha dato una mano facendo incontri con persone che mi aiutassero a scrivere nel modo giusto.
Quale sarà il tuo lavoro alla NASA?
Si comporrà di tante collaborazioni, interazioni col gruppo in cui andrò a lavorare. Logisticamente ci stiamo organizzando per predisporre ufficio, computer. Vorrei sfruttare appieno questa mia indipendenza per sfruttare tutte le tematiche, cercando di fare più possibile networking.
Cosa ti piacerebbe fare dopo questa esperienza?
Le mie scelte sono state dettate dai documentari di Piero Angela sull’Universo. Mi affascina molto il ruolo del divulgatore, ma non so ancora se sono in grado di farlo, perchè non è da tutti rendere semplici concetti molto complessi.
Da bambino sognavi di fare l’astronauta?
Chi è che non lo sogna?
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