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Il piacentino Federico Arcuri in mostra a Trieste

La Solitudine delle Attese resterà aperta fino al 31 agosto presso il Grand Hotel Duchi d'Aosta

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E’ stata inaugurata la scorsa settimana la personale dell’artista piacentino Federico Arcuri. Intitolata la Solitudine delle Attese resterà aperta fino al 31 agosto presso il Grand Hotel Duchi d’Aosta a Trieste. Francesca Schillaci, nel contributo che pubblichiamo qui sotto, descrive la mostra.

L’arte urbana di Federico Arcuri
Flussi di persone in movimento. Si incrociano, alcune si conoscono, altre si ignorano.
Un fluire continuo di masse scandisce un tempo dentro uno spazio, la città, che diventa la cornice di un racconto. Immobilizzare un attimo fuggente, un frammento di transitorietà è uno dei talenti di Federico Arcuri.
La mostra è curata da Barbara Fogar, presenta Paolo Cervi Kervischer e sarà visitabile fino al 31 agosto. Opere di medio e grande formato, principalmente in bianco e nero con giochi di sfumature in grigio dipinti in acrilico, rappresentano la visione della realtà dell’artista che si dipana tra la città, come spazio della “fissazione”.
Flussi di persone in movimento. Partendo dalle fotografie che Arcuri scatta in diversi momenti della sua vita, inizia un processo di osservazione dell’immagine nella sua totalità, per traslarla e reintepretarla sulla tela.
La città diventa il luogo dell’appartenenza, una sorta di teatro nel quale nutrire l’ossessione dell’osservazione. Le persone vengono interiorizzate come esseri fluttuanti e allo stesso tempo decadenti, desiderosi di andare ovunque e in nessun luogo allo stesso tempo. L’artista ne fissa il movimento, rende immutabile la loro transitorietà. Non manca Trieste negli scorci dell’artista che nei suoi viaggi ha scelto anche i palazzi austroungarici tracciandone i lineamenti nei minimi dettagli.
Le geometrie e le architetture urbane fissano lo spazio e il tempo amplificando la sensazione della solitudine e dell’inquietudine che diventano, sulla tela, una visione universale in cui lo sguardo dell’osservatore si specchia e si riconosce. Il gioco delle contraddizioni e degli opposti diventa necessario per accogliere l’altro da sé, in quella forma di osservazione che scava e ama, tanto quanto rigetta e rinnega, portando l’artista a raggiungere il suo personale equlibrio pittorico. Arcuri si muove attraverso differenti stili e necessarie contaminazioni partendo dall’illustrazione per passare all’Art director e alla pittura in bianco e nero, fatti di gesso, carta, scritte a plotter e segni graffianti.
Arcuri è un artista in costante movimento che traduce il suo pensiero nel segno dell’erranza e della falsa apparenza.

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