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Il Qatar accusato di favorire il fondamentalismo. Finanziò il centro islamico di Piacenza

E’ passato poco più di un anno da quando i principi del Qatar inaugurarono in pompa magna la sede della Comunità Islamica di Piacenza, finanziata in gran parte con loro soldi.

La Qatar Charity Foundation in totale ha sovvenzionato 33 centri in tutta la penisola con un investimento di 25 milioni di euro grazie all’operazione “Pioggia abbondante”, lanciata in tutto il mondo per costruire nuove moschee o per migliorare quelle esistenti. Quasi spiccioli per uno dei paesi più ricchi al mondo con numerosi interessi economici in Italia: partecipazioni bancarie, alberghi come il Gallia, resort turistici, grattacieli in zona Porta Nuova a Milano, case di moda come Valentino, la compagnia aerea Meridiana e tanto altro.

Sulla generosità qatariota verso le moschee solo pochi sollevarono, all’epoca, dubbi. Anzi i tagli del nastro videro in prima fila, nella nostra città, il sindaco Paolo Dosi, imprenditori, politici e nella vicina Saronno anche alti prelati, a dimostrazione della totale apertura e fiducia nei confronti del paese arabo e dei suoi vertici.

Solo il Corriere della Sera, in chiusura di un articolo a firma di Claudio Del Frate, pose alcuni interrogativi ricordando che “lo Stato del Golfo è portatore infatti di una interpretazione dell’Islam molto tradizionalista (anche se lontana da derive terroristiche) e vicina a quella della Fratellanza Musulmana; in più punta non solo sull’edificazione di centri di preghiera ma anche sulla formazione degli imam. Unica “macchia” sulla Qatar Charity Foundation è un rapporto del Washington Institute for Near East Policy che sospetta la Qatar Charity di aver sostenuto in passato Al Qaeda; l’organizzazione è inserita inoltre in una black list del governo israeliano, il quale sospetta che dietro gli aiuti umanitari si nascondano finalità di natura politica e fondamentalista” (Corriere della Sera 7 agosto 2016) ….”. Altri sottolinearono la poca chiarezza e trasparenza dei vari finanziamenti destinati alle moschee, ma in generale si è sempre trattato di voci isolate e con scarsa eco.

Il sospetto di una presunta vicinanza fra il Qatar e movimenti fondamentalisti arriva oggi non da un giornale italiano ma da quattro stati arabi confinanti che, con una deflagrante mossa a sorpresa, hanno di fatto isolato il minuscolo stato su cui regna incontrastata la famiglia Al Thani, la stessa che si presento in forze in via Caorsana per l’inaugurazione. C’erano Hamad Bin Nasser Al Thani, ex-ministro degli interni, i principi sceicchi Khalifa Ben Abdelaziz Al Thani e Meshael Bin Salman Bin Jassim Al Thani.

Come si diceva, alcune ore fa, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Yemen hanno rotto le relazioni diplomatiche con il Qatar, seguiti a stretto giro da Libia Orientale, Yemen e Maldive.

A scatenare la guerra diplomatica con il piccolo emirato sarebbero stato lo stesso emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani, che in una recente dichiarazione, lanciata dall’agenzia ufficiale qatariota QNA, aveva criticato la crescente opposizione a Teheran ed espresso sostegno all’Iran, ma anche ad Hamas, e agli Hezbollah. Lo sceicco aveva poi smentito tutto, sostenendo che le dichiarazioni erano state opera di un hacker, ma evidentemente non è stato creduto.

Il Qatar è del resto nel mirino da tempo perché accusato dai Paesi del Golfo di dare sostegno agli islamisti, primo tra tutti la Fratellanza Musulmana, il movimento politico sunnita islamico considerato terrorista in Arabia Saudita, Egitto ed Emirati. È accusato anche di finanziare Hamas nella Striscia di Gaza e di fare propaganda a favore dei fondamentalisti tramite la televisione Al Jazeera.

Quanto ci sia di vero in queste accuse e quanto sia frutto di beghe e lotte di potere fra i paesi del Golfo è tutto da vedere e da capire.

L’agenzia ufficiale saudita Spa ha scritto che Riad rompe le relazioni diplomatiche e chiude le sue frontiere con il Qatar per “proteggere la sua sicurezza nazionale dai pericoli del terrorismo e dell’estremismo”. Il Qatar da parte sua, ha reagito immediatamente, definendo “ingiustificata” la rottura delle relazioni diplomatiche.  Gli Stati Uniti che in Qatar hanno una importante base militare cercano di smorzare i toni ed il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, ha invitato i Paesi del Golfo a restare uniti e a risolvere le loro controversie. Difficile pensare però che la decisione odierna sia stata presa senza averne preventivamente informato Trump.

Intanto in Italia si registrano le prime prese di posizione. Nella vicina Modena il consigliere provinciale di Forza Italia Antonio Platis si è appellato al ministro dell’Interno Marco Minniti affinché “chiuda precauzionalmente tutte le moschee italiane finanziate dal Qatar”. Fra queste c’è la struttura di Mirandola che ricevette 400mila euro provenienti dalla Qatar Charity Foundation, la stessa che – come si diceva – finanziò il centro di Piacenza.

All’epoca dell’inaugurazione, in via Caorsana, il principe sceicco Khalifa Ben Abdelaziz Al Thani parlò della struttura come “un faro per l’Islam moderato, l’Islam vero”, un’immagine ed un’idea molto distante da quella che viene proiettata in queste ore. Resta da capire quale sia la vera faccia del Qatar e dei suoi principi e a quale modello di Islam volessero tendere, anche attraverso le moschee generosamente finanziate nei vari angoli del mondo.

Sull’argomnto è intervenuto anche Luca Zandonella della Lega Nord. Vedi articolo

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