Nei giorni scorsi, grazie a Tiziana Benzi che l’anno passato aveva organizzato per i soci del Rotary Club Cortemaggiore Pallavicino una visita al Quirinale, una nutrita delegazione si è recata in visita alla sede AVIO di Colleferro.
Il gruppo rotariano è stato accolto nella sede operativa da Claudio Caglià, Responsabile della Sicurezza e dei Servizi Generali della Divisione Spazio, che ha illustrato con competenza le attività più attuali del gruppo AVIO.
La parte più suggestiva dell’esperienza è stata la visita ad AVIO Vecchia, l’antica cittadella industriale un tempo sede del polverificio BPD, dove per decenni sono stati prodotti esplosivi per usi militari e civili. Una città-fabbrica nata nel 1912 in mezzo al nulla per sostenere gli sforzi bellici italiani e che negli anni portò alla fondazione della stessa Colleferro per ospitare le tante persone che arrivavano dalle campagne in cerca di lavoro. La fabbrica è oggi oggetto di un importante progetto di recupero e valorizzazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale qui furono impiegate decine di migliaia di persone e dopo gli esplosivi, la fabbrica si ampliò alla meccanica, al tessile e alla chimica.
A guidare il gruppo durante il percorso la dott.ssa Francesca Lillo, di Se.Co.Svim in AVIO S.p.A., Responsabile HSE, Infrastrutture e Servizi Industriali, che con grande passione lo ha condotto tra i reparti storici, oggi deserti ma ancora carichi di memoria e significato.
In occasione della visita, è stato donato ai soci rotariani il volume “Un territorio per la fabbrica e una fabbrica per il territorio”, scritto dalla stessa Lillo e pubblicato da Giunti nel 2025. Il libro ricostruisce la storia del polverificio BPD dalla fondazione al secondo dopoguerra intrecciando evoluzione industriale, vicende belliche e memoria collettiva del territorio. Arricchito da fotografie storiche e tavole tecniche, il volume restituisce un ritratto autentico e profondo di un sito che ha segnato la vita di intere generazioni.
Una testimonianza preziosa che ha permesso di comprendere come la fabbrica non sia stata soltanto un luogo produttivo, ma un vero e proprio motore identitario per la comunità di Colleferro.