Fa sorridere vedere citate le parole “animazione e fruizione pubblica” sul cartello che campeggia, da qualche giorno, in riva al Po piazzato sopra robuste reti metalliche.
Si perché la chiusura totale dell’area compresa fra il ponte ferroviario ed il pontile della Vittorino non dà tanto l’idea di vivacità, non lascia immaginare nutriti gruppi di persone intente ad ammirare tramonti in riva al fiume; piuttosto suggerisce atmosfere da deserto.
L’area di 12 mila metri quadri (che la Map, società motonautica piacentina ha in concessione dal Comune) dovrebbe essere chiusa da domani fino al 30 settembre ma già oggi risulta inaccessibile a chiunque, salvo che si scavalchino i guardrail.
Peccato ciò avvenga proprio nel periodo in cui meglio si potrebbe godere questo spicchio di Po.
Non potranno entrarci nemmeno organizzatori e gli ospiti del festival fluviale “Il Po Ricorda”. Come successo nelle precedenti cinque edizioni avrebbero dovuto tenere qui il loro consueto “aperitivo” di apertura.
Il programma prevedeva un incontro presso il Centro visite del Parco fluviale del Trebbia (Strada dell’Aguzzafame 67, Borgotrebbia) e, a seguire, un brindisi sul Lungo Po. L’associazione che organizza il festival, “Arti e Pensieri” a quanto ci risulta (come ogni anno) ha chiesto ed ottenuto dal Comune di Piacenza le relative autorizzazioni e versato anche una sostanziosa cauzione.
Carta che però risulta più che mai … straccia.
Durante il sopralluogo gli organizzatori hanno purtroppo avuto la sgradita sorpresa della recinzione. Per questo l’associazione – da noi contattata – conferma che “causa imprevista indisponibilità dell’area” il brindisi (salvo colpi di scena) verrà spostato a Borgotrebbia e pur preferendo evitare polemiche e commenti sull’accaduto, si percepisce il dispiacere per una tradizione che viene meno.
C’è da sperare che la chiusura della zona, per qualche mese, serva a restituire smalto ad un’area tormentata, divenuta terreno di progressivo degrado con buona pace dei soldi pubblici (malamente spesi in passato) per rifare, ad esempio, recinzioni in legno che non hanno retto alla prima piena invernale.
Un pezzo di città in riva al fiume che in un convegno, a fine luglio del 2015, veniva pomposamente battezzato Riverfront e che già all’epoca avrebbe dovuto essere valorizzata e diventare il salotto piacentino con affaccio sull’acqua.
Proprio qui, a pochi giorni dall’elezione della nuova giunta, venne in visita l’allora neo assessore alla valorizzazione del Grande Fiume Filiberto Putzu (accompagnato dal collega con delega al Commercio Paolo Mancioppi). L’assessore promise che pur non avendo la bacchetta magica avrebbero comunque preso spunto da città vicine come Cremona per potenziare e meglio sfruttare il potenziale del Grande Fiume, partendo dal risanamento e dalla messa in sicurezza.
Per ora si vedono solo i cancelli e questi cartelli talmente criptici che per capirne l’esatto significato … saremmo tentati di chiedere un vaticino al Fegato Etrusco!