Siamo arrivati al punto in cui inventare il lavoro è la soluzione a uno degli atavici problemi del nostro tempo? Tante hanno partecipato ieri all’Auditorium della Fondazione al convegno “Inventati il lavoro – Sopravvivere alla fine del posto fisso e svegliarsi ogni mattina col sorriso” per cercare chi chiarimenti, chi una risposta forse. Probabilmente la prima cosa che avete pensato è che proprio OGNI mattina il sorriso non scappa, ma andiamo per gradi.
Hanno portato la loro testimonianza Jacopo Perfetti, autore del libro che dava il nome all’incontro nonchè docente di imprenditoria presso la SDA Bocconi School of Management, Martino Migli, filmmaker e autore di programmi televisivi e Maurizio Matrone, esperto di coaching e narrativa d’impresa.
“Nel contesto lavorativo attuale il 35% delle competenze non saranno più utili tra qualche anno -racconta Perfetti -, ci saranno molteplici lavori sostituiti da robot. L’alternativa è inventarsi il lavoro, che è una delle cose che può darci più soddisfazione nella vita, sia a livello personale che professionale”. Perfetti ha aggiunto provocatoriamente che “il licenziamento è un’opportunità, perchè permette di organizzare la propria vita. Non sapevate di avere dentro di voi qualcosa da dare”.
Avverte però: “Quando ti inventi un lavoro, sei tu che devi farlo accadere, devi far si che diventi reale. Il cambiamento è un’opportunità necessaria, questo Paese non è stato costruito da manager, ma da persone che si sono inventate ogni giorno un lavoro. Non sono un fanatico, ammetto di avere anche nostalgia verso ciò che era il lavoro in passato, ma è passato, bisogna andare oltre”. Infine ha chiosato: “Purtroppo in Italia conosciamo ancora poco la poetica del fallimento, non vogliamo buttarci in progetti nuovi, e se falliamo pensiamo sia una cosa che ci porteremo avanti per anni“.
Matrone nel suo intervento ha raccontato che molte persone col posto fisso sono interessate a inventarsi un lavoro, perchè molto più appagante rispetto all’essere dipendenti “Dobbiamo innamorarci di quello che facciamo, non sopportarlo per sopravvivere“. Ci si prospetta un futuro da Archimede.