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Italia, un paese dove i primi a non rispettare le leggi sono i funzionari pubblici

Gli archivi ci permettono di meglio interpretare cosa è successo nel passato, sia esso recente, sia remoto. Gli studiosi basano le proprie ricerche sui documenti depositati in scaffali che nell’immaginario sono spesso polverosi.

In Italia però ci sono documenti che la polvere non hanno nemmeno l’opportunità di prenderla. Sono quelli che, per legge, “gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all’archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato”.

Si tratta di documenti “relativi agli affari esauriti da oltre trent’anni” che dovrebbero essere messi a disposizione del pubblico insieme a “strumenti che ne garantiscono la consultazione”. A stabilirlo è l’articolo 41 del Codice dei Beni Culturali.

Il condizionale è però d’obbligo, come spesso accade in Italia, perché a quanto pare numerosi organi periferici della pubblica amministrazione se ne infischiano beatamente delle leggi dello Stato e non depositano queste carte dove e come dovrebbero.

Della vicenda si è occupato anche il parlamentare piacentino Tommaso Foti che ha depositato una interrogazione rivolta al Ministro per i Beni e le Attività Culturali sottolineando come appunto l’obbligo di legge non venga rispettato e chiedendo al titolare del dicastero quali provvedimenti egli intenda prendere per far sì che la norma venga applicata e per eventualmente agire disciplinarmente contro i funzionari responsabili di questa omissione.

Come Foti ricorda il mancato deposito comporta “un grave disagio  per gli studiosi dell’età contemporanea, impedendo anche la ricostruzione obiettiva di un periodo storico fondamentale per l’Italia”.

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