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La musica nata nei lager, canto dell’anima

La musica che dà voce all’anima, che è salvezza, alito e anelito di libertà, rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. Della potenza vitale e spirituale dell’arte massima si parlerà (e si ascolterà) nel concerto-racconto con cui il compositore e pianista Francesco Lotoro interverrà giovedì 4 aprile alla mostra-evento “Dis-chiusure”, la rassegna di musica, immagini e testimonianze portate all’attenzione del grande pubblico per riflettere sulle aperture e chiusure sociali e culturali del nostro tempo. Opera simbolo della rassegna culturale, organizzata da Opera Pia Alberoni, Svep e “La Ricerca onlus” in collaborazione con Casa dello Spirito e delle Arti di Milano e il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, un capolavoro dell’arte contemporanea, il Violino con filo spinato che il grande Jannis Kounellis, padre dell’Arte Povera, realizzò dopo aver incontrato alcuni detenuti del carcere di Opera. E di musica scritta e vissuta in prigionia tratterà il racconto di Francesco Lotoro, massimo esperto al mondo di letteratura musicale concentrazionaria, nata cioè in campi di concentramento.

Autore nonché interprete in qualità di pianista, organista e direttore d’orchestra dell’Enciclopedia in 24 CD–volumi KZ Musik (Musikstrasse – ILMC) contenente 407 opere scritte in cattività civile e militare durante la Seconda Guerra Mondiale, Lotoro intratterrà il pubblico piacentino nella serata di giovedì con un concerto racconto nell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano narrando storie di musicisti che furono richiusi nei lager e facendo ascoltare alcuni loro brani di forte impatto emozionale. In mattinata incontrerà gli studenti nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni proponendo un dialogo interattivo tra significato della musica ed esperienza di ricerca nella storia dell’Umanità. All’incontro, che avrà inizio alle 10, parteciperanno le scuole medie “Nicolini” e “Anna Frank”, il Liceo “Cassinari” e il “Tramello”, il Liceo “Colombini” e l’istituto tecnico “Romagnosi”.

Impegnato nella letteratura pianistica prodotta durante gli eventi più drammatici del Novecento, nel 1989 Lotoro ha intrapreso un progetto di archiviazione, esecuzione, registrazione discografica e promozione dell’intera produzione musicale nei campi di prigionia, internamento, transito, concentramento, sterminio, lavori forzati, penitenziari sotto occupazione militare, Stalag e Oflag, POW Camps e Gulag aperti dal 1933 al 1953 in Europa, Africa coloniale, Asia, Australia, USA, Canada e America Latina creata da musicisti uccisi o sopravvissuti provenienti da qualsiasi contesto nazionale, sociale e religioso e che subirono discriminazioni, persecuzioni, ingiusta detenzione o deportazione. Tale ricerca lo ha portato a recuperare 8.000 opere musicali e 12.000 documenti inerenti la letteratura musicale concentrazionaria, della quale è unanimemente considerato la massima autorità.

Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è stato anche insignito del titolo di Chevalier de l’Ordine des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese, per aver “dedicato ai compositori francesi deportati nei lager notevoli sforzi di ricerca, salvando così le loro musiche”. Pianista di tecnica trascendentale, è l’unico musicista al mondo ad aver eseguito e registrato le monumentali partiture originali pianistiche della VIII Symphonie op.99 di Erwin Schulhoff (scritta nello Ilag XIII Wülzburg), del Don Quixote tanzt Fandango di Viktor Ullmann (scritta a Theresienstadt) e del Nonet di Rudolf Karel (scritta nel Vazební Věznice di Praha–Pankrác). Come compositore ha scritto l’opera in 2 atti Misha e i Lupi, Cantata ebraica per cantore, chitarra e orchestra da camera, Requiem Barletta 12.IX.1943 per soli, organo, pianoforte e orchestra e 12 Studi su un tema di Paganini per pianoforte; di J.S. Bach ha altresì trascritto per pianoforte solo la Musikalisches Opfer e per 2 pianoforti la Deutsche Messe e i 14 Canoni BWV1087.

Nel 2014, insieme alla moglie Grazia Tiritiello e ad altri soci, ha costituito la Fondazione Istituto internazionale di Letteratura Musicale Concentrazionaria con sede a Barletta, ente che cura l’archivio della musica concentrazionaria recuperata in trent’anni e a cui fa capo anche il progetto Cittadella della Musica Concentrazionaria, l’hub dedicato alla musica scritta nei lager, destinato a sorgere nella stessa città presso le rinnovate strutture dell’Ex Distilleria.

Percorso espositivo con filmati e strumenti musicali – La mostra-evento “Dis-chiusure”, ricordiamo, rimarrà allestita all’Alberoni attorno al capolavoro del Kounellis, sino al 9 maggio. Nel percorso espositivo sono inclusi due filmati: “Il rumore della memoria” di Marco Bechis, prodotto dal “Corriere della Sera” (narra il viaggio di Vera Vigevani, tra Auschwitz e l’Argentina, attraverso la sua biografia familiare segnata dal filo spinato) e “Atto unico di Jannis Kounellis” di Ermanno Olmi (Courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro) che svela il nascere e il prendere forma dell’espressione artistica di Kounellis. In esposizione anche una selezione di suggestive fotografie di Carlo Orsi e alcuni strumenti musicali costruiti nel ghetto di Terezín, dove ebrei boemi, tedeschi e danesi vennero rinchiusi in un grande progetto di propaganda nazista e poi deportati nei lager di sterminio.

La mostra è visitabile venerdì, sabato, domenica dalle 15 alle 19.

Collaborano alla realizzazione del progetto “Dis-chiusure” – che ha il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e di Sintic, e il patrocinio di Regione, Comune, Provincia e Diocesi di Piacenza, il Comune e la Provincia di Piacenza -, l’Università Cattolica, il Conservatorio G. Nicolini, la Caritas diocesana, la Biblioteca comunale Passerini Landi, l’associazione Velolento e Tep Arti Grafiche.

 

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