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La ricetta dei Liberali per restituire “smalto” al centro storico

“Basta mortificare il centro. La città va aperta (non, chiusa). Ad una revisione della circolazione senz’anima, opponiamo una visione nuova, contraria ad una concezione (quella di un’“isola pedonale”) alla quale i liberali, inascoltati, si sono sempre opposti”.

Sono queste le prime righe di un documento (e di un disegno alternativo a quello approvato dalla Giunta) le cui linee fondamentali sono state approvate in una recente, affollata assemblea dei soci dell’Associazione.

Il centro va rivitalizzato attraverso, anzitutto, vie di penetrazione (e di penetrazione e ritorno). C’è un impianto fondamentale che va varato, completamente innovando le soluzioni che ci hanno portato alla situazione attuale: l’impianto al quale pensiamo è basato su due parallele (ad es.: via Taverna, via Garibaldi, via Sant’Antonino e via Scalabrini da un lato; via Roma e via Borghetto dall’altro), a senso unico – da individuarsi – l’uno contrario all’altro, con spazi di sosta temporanei nelle zone in cui ciò sia possibile e venga consentito.

A questo fondamentale impianto viario potrebbero essere aggiunte vie di penetrazione e ritorno (ad es. via Giordani-via Scalabrini, in questo senso unico o viceversa), mentre aree di parcheggio – più o meno limitato – dovranno alimentare il concetto dell’apertura (non, della chiusura) della città”.

Ad esempio, Piazza Cittadella – demolito lo scheletro della stazione autocorriere e per la quale l’attuale Amministrazione ha condiviso, non si sa quanto spontaneamente, la soluzione del garage interrato – va, secondo i Liberali, in parte destinata a parcheggio a cielo aperto.

In sostanza, dovrà essere un “trampolino di lancio” (per così dire) verso la Piazza dei Cavalli, tramite una via Cittadella ulteriormente rinnovata e valorizzata sul piano – in ispecie – dell’arredo urbano, come direttissima al centro.

Così operando, si eviterà anche che i turisti, dopo aver parcheggiato, “possano finire con l’imbattersi nel Carmine sconciato, un emporio – per come previsto – che, ove fosse per caso utilizzato, finirebbe per costituire comunque un elemento destinato a trattenere persone dall’accedere al centro storico”.

Ecco, poi, un altro passo del documento liberale: “Questa concezione innovativa supera quella finora seguita (a partire dall’impostazione iniziale di un’isola centrale chiusa) dalle Amministrazioni di Sinistra e sulla quale la revisione attualmente proposta, e fatta propria dalla Giunta in carica, palesemente si innesta, con pochi rattoppi (allargamento della zona pedonale in certi specifici punti, magari su pressione di qualche interessato) e la stessa, vetusta mentalità del divieto. La concezione liberale di una città più aperta, d’altra parte, non esclude neppure il possibile, ragionato allargamento eventuale delle zone pedonalizzate o a traffico limitato, perché le stesse non verrebbero più a costituire un ingombro alle attività che vitalizzano il centro, sebbene un elemento collaborativo, anziché di disturbo, nella valorizzazione del centro storico”. “Piacenza – dicono ancora i Liberali – non ha bisogno di pannicelli caldi, peraltro costosi, applicati ad un impianto vecchio e superato (che ci ha tra l’altro portato ad avere un carico di costosi cartelli segnaletici peraltro in gran parte inosservati e quindi, oltretutto, diseducativi) ma deve arrivare ad una circolazione tipo Milano e quindi ad un impianto che risale al centrismo, in un’armonica convivenza di zone pedonalizzate e di facile e prossimo accesso pedonale”.

Il documento conclude facendo presente che “l’innovativa visione proposta” verrà quanto prima sottoposta ad una riunione pubblica per un “confronto aperto, alla luce del sole, senza pregiudiziali massimaliste che hanno fatto il loro tempo (e i loro danni)”. E facendo presente, ancora, che “il timore è che dopo tanto studiare e studi, l’unica cosa che si farà sarà la chiusura al traffico di nuove aree, così rendendo ulteriormente difficile la vita dei residenti del centro, già penalizzati in modo assurdo e con cittadini che abitano oramai in un progressivo deserto”.

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