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L’appello dei sindacati: nelle strutture socio sanitarie servono mascherine, camici, occhiali protettivi, calzari

Le categorie della funzione pubblica di CGIL CISL e UIL chiediamo aiuto urgente a Governo e Regione per dotazioni Dpi nelle strutture socio sanitarie

In questo periodo drammatico che sta colpendo tutti noi, sentiamo il dovere come rappresentanti dei lavoratori di mettere a conoscenza l’opinione pubblica circa l’enorme sforzo compiuto quotidianamente dalle lavoratrici e dai lavoratori impegnati nei servizi socio/sanitari piacentini, in particolare nelle residenze anziani, pubbliche e private del territorio. Si tratta di oss, infermieri, raa, addetti alle pulizie e altri ancora di cooperative sociali, asp e case di riposo private, che, con le stesse mansioni e con lo stesso impegno profuso dai colleghi del comparto della sanità, si trovano in prima linea nella cura delle persone più fragili, anziani e i disabili, collocati in strutture residenziali.

Il rischio di tenuta del nostro sistema, non riguarda solo il sistema degli ospedali ma investe anche il settore socio assistenziale sanitario a tutela delle categorie più fragili.

Pensiamo sia doveroso richiamare l’attenzione della pubblica opinione sulle condizioni di lavoro a dir poco difficili e nel clima di emergenza costante in cui sono costretti ad operare in questo momento tante lavoratici e lavoratori che si occupano della cura dei nostri cari, che da giorni vivono in isolamento anche dai familiari, professionisti, lavoratori spesso considerati “ultimi”, e che ultimi lo sono  sicuramente a livello stipendiale.

Riteniamo che il costante impegno di questo personale meriti lo stesso riconoscimento, a tutti i livelli, e che meriti tutele adeguate rispetto alle dotazioni di sicurezza e condizioni di lavoro nel tempo piu sostenibili.

Richiamiamo quindi Governo, Regione, e le varie istituzioni, affinché rendano effettivamente disponibili con la massima urgenza i dispositivi di protezione individuale previsti dalle normative per la tutela dei lavoratori e degli utenti.

Scarseggiano mascherine, camici, occhiali protettivi, calzari, e la nostra preoccupazione è che il sistema possa collassare a brevissimo.

Se gli operatori o gli ospiti dovessero ammalarsi, scatterebbe la conseguente quarantena dei colleghi, e questo avrebbe conseguenze gravissime: anziché interrompersi, il contagio si espanderebbe ad altre persone, non ci sarebbe personale sufficiente a garantire il servizio minimo essenziale, e ospiti delle strutture, soggetti più fragili, pagherebbero un prezzo altissimo.

Auspichiamo che questa fase di ulteriore sacrificio di tutti i lavoratori pubblici e privati e di grande dolore collettivo possa aprire ad un cambiamento culturale del lavoro che porti alla valorizzazione del personale e al miglioramento della gestione delle risorse umane in ogni luogo di lavoro. L’obiettivo, a nostro avviso, deve tornare ad essere il capitale umano.

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