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Le scale immobili della stazione

Ai tempi del pentapartito, di Craxi ed Andreotti, le elezioni erano momenti ideali per inaugurare ponti, tappare buche, riasfaltare strade. Oggi che i soldi sono finiti (anche a causa loro) nemmeno la caccia al voto è più occasione per rattoppare le nostre malconce città. Peccato perché poteva essere la volta buona per resuscitare le ormai famigerate “scale immobili” antistanti la stazione di Piacenza.

Furono messe in funzione durante l’amministrazione di Roberto Reggi nell’ambito di un progetto di riqualificazione dell’area costato 990 mila euro e che aveva come scopo quello di “rendere più bella e funzionale la porta di ingresso alla città per chi viaggia in treno e più scorrevole il transito dei veicoli che attraversano la zona” come recitava un comunicato stampa dell’epoca.

Correva l’anno 2009. Vennero rimossi i semafori, costruite due rotonde, tolte le rastrelliere delle bici e riaperto il sottopassaggio che era rimasto chiuso oltre dieci anni. Sopravvissero invece le strisce per l’attraversamento pedonale finché, nell’aprile 2013, l’allora vice-sindaco ed assessore ai lavori pubblici Francesco Cacciatore decise che quelle strisce non s’avevano da lasciare: così spese altri soldi pubblici per rimuovere ciò che era stato costruito solo tre anni prima. Ventimila euro (comprensivi delle canalizzazioni per le telecamere). Cacciatore divenne preda di mille critiche anche perché, già allora, le scale mobili erano soggette a continui guasti causati – a detta dello stesso – da vandali con il vizio di schiacciare il bottone di sicurezza. A scontentare molti fu anche la rimozione forzata delle biciclette lasciate davanti alla stazione che ancora vige, seppure applicata in maniera discontinua.

Nemmeno queste scale fossero una capsula spaziale, seguirono anni di verifiche tecniche senza mai riuscire a trovare una soluzione duratura. I giornali locali, più volte, hanno dato spazio alla vicenda, pubblicando foto spedite da studenti, pendolari, anziani a testimonianza delle scale divenute un vero monumento all’immobilismo.

Per non parlare del degrado e sporcizia in cui versa il sottopasso. Nel gennaio di quest’anno l’assessore uscente Giorgio Cisini promise un sopralluogo per valutare la situazione.

 

 

 

Sono passati sei mesi; la gente continua ad attraversare la strada dove un tempo c’erano le strisce pedonali, contando sulla generosità degli automobilisti che rallentano davanti a questa umana transumanza. Ed intanto le scale se ne stanno ancora lì, coerentemente ferme e forse si meriterebbero una bella lapide commemorativa magari di manzoniana ispirazione: “Siccome immobile stette la scala, orba di tanto spiro, orma di piè mortale la sua polvere a calpestar mai verrà”.

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