Si sono celebrati questo pomeriggio in San Francesco a Piacenza i funerali di Gianguido Guidotti, marito, papà, nonno, cattolico, avvocato, sindaco, morto ad 87 anni dopo lunga malattia, lasciando l’amatissima moglie Piera Stradiotti, i tre figli Marco, Elena e Alessandro, anche loro avvocati (he gli sono subentrati nella conduzione dello studio legale) e gli adorati nipoti. La chiesa era gremita di persone che hanno voluto salutare per l’ultima volta questo gentiluomo d’altri tempi che si mise a disposizione della città e ne fu primo cittadino per un mandato (1998 al 2002) contraddistinguendosi per pacatezza di toni e preferendo sempre la mediazione allo scontro. A celebrare le esequie il vescovo emerito di Piacenza monsignor Gianni Ambrosio, affiancato dal vicario generale don Giuseppe Basini, dal parroco di San Francesco don Ezio Molinari e da altri sacerdoti. Mentre l’omelia è stata letta da mons. Luigi Chiesa. Nei primi banchi, oltre alla famiglia, vari esponenti dell’attuale giunta e consiglio, a partire dal sindaco Katia Tarasconi e da Paola Gazzolo, presidente del Consiglio Comunale, ma anche tanti esponenti politici di fine anni Novanta che con lui collaborarono. Presenti rappresentanti di tante associazioni, a partire dalla Croce Rossa Italiana. Guidotti era stato, tra gli altri incarichi, vicepretore a Bettola, presidente del Vittorio Emanuele II e primo difensore civico del Comune di Piacenza, vicepresidente dell’Istituto Sostentamento Clero, consigliere dell’Opera diocesana per la preservazione della fede, consigliere dell’Opera Pia Alberoni.
Prima che il vescovo Ambrosio impartisse la benedizione di rito alla bara ha preso la parola, per una breve testimonianza, l’avvocato Livio Podrecca che ha ricordato il ruolo di Guidotti alla guida della sezione piacentina dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (di cui era presidente emerito) «Era sempre presente, attento, rispettoso ma anche capace di fermarsi al termine di una riunione per raccontarci una barzelletta. Non lasciava cadere nulla, non lasciava cadere nessuna proposta, senza prevaricare, con semplicità ed onestà, con signorile pacatezza. Gianguido era un uomo giusto. Giustizia è dare a ciascuno il suo. Era attento alle piccole cose, consapevole che nelle piccole cose stava il segreto di quelle grandi. Viveva gli incarichi come servizio».
I nipoti hanno restituito una toccante testimonianza di un nonno che è stato tenero, sorridente, attento alle esigenze dei nipoti, sempre disponibile. Pietro ha letto una lettera scritta quando erano bambini al nonno in occasione di un suo compleanno «Tu sai sempre tutto, quando ho bisogno sei sempre al mio fianco. Sei gentile e generoso e non ti sento mai gridare. Ti voglio tanto bene. Quando sarò grande vorrei essere come te, educato, intelligente, gentile, sincero, buono ed altruista».
«Quelle parole – ha detto il nipote – sono le stesse di oggi e io ti sono grato per il tanto tempo che mi hai dedicato e per gli insegnamenti che mi hai dato. Hai sempre saputo ascoltarmi e capirmi. Mi hai insegnato che ci si deve sempre impegnare per raggiungere un obiettivo e che i frutti del lavoro fatto prima o poi arrivano. Il nonno mi ha anche insegnato che si devono accettare le sconfitte e che si può trovare motivo di crescita anche nelle esperienze negative. E che il piccolo o grande talento che ciascuno di noi ha deve essere fatto fruttare nel migliore dei modi. Grazie nonno».
Anche la nipote Caterina ha voluto ricordarlo «So di aver avuto un grande nonno e sono grata per essergli cresciuta a fianco, non solo per le cose concrete che ha fatto per me come insegnarmi a nuotare o ad andare in bicicletta, a fare la mia prima guida. Il mio grazie è per l’esempio che è stato per me, per i miei fratelli e per ciascuno dei miei cugini. E’ stato un esmpio con il suo modo di essere e il suo comportamento. Se penso ad una persona gentile, corretta, leale, generosa, altruista, disinteressata al tornaconto, penso a lui. Mi ha insegnato che la fiducia è alla base di ogni rapporto. Se avevo un problema sapevo di poter chiedere al nonno e lui sapeva sempre come risolverlo e se non era cosa sapeva comunque suggerirmi come affrontarlo. Nell’affrontare con grande forza la malattia mi ha insegnato che i devono anche accettare le difficoltà della vita, che non ci si deve vergognare mai e bisogna essere capaci di chiedere aiuto e dire grazie. Insieme alla nonna mi ha insegnato cosa vuol dire amare ed essere una famiglia».