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Maloberti attacca la “tassa sulla carne” ipotizzata in uno studio della Cattolica, guidato da Paolo Sckokai

«La zootecnia non si tocca. Non possiamo tacere di fronte alle gravi affermazioni di Sckokai, che sembrerebbero voler condannare l’intera filiera dei prodotti di origine animale, dai suini ai bovini, dal latte al grana padano».  Si esprime così Giampaolo Maloberti, presidente del consorzio La Carne Che Piace, mentre commenta il progetto di ricerca europeo “Susdiet-Understanding consumer behaviour to encourage a (more) sustainable food choice” intrapreso anche dall’Università Cattolica di Piacenza, e in particolare le parole del professor (ed ex segretario cittadino del Partito Democratico) Paolo Sckokai (vedi i particolari dello studio qui sotto).

Quest’ultimo, infatti, ha dichiarato che, essendovi difficoltà a influenzare le scelte di consumo alimentare attraverso le politiche comunicative, occorrerebbe avviare una tassazione dei prodotti meno sostenibili, come quelli di origine animale. «Sckokai e la sua cerchia di professori dovrebbero farsi un giro nelle vallate piacentine, dove l’economia regge soprattutto grazie alla valorizzazione dei salumi piacentini – prosegue Maloberti -. Il nostro territorio è l’unico in Europa a potersi pregiare di tre DOP, invidiate ed esportate a livello mondiale, ma l’intellighenzia radical chic di turno cosa propone? Di ammazzare il settore! È intollerabile».

«Dopo gli infondati colpi allarmistici inferti dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che ha messo in guardia i consumatori sull’ipotetica cancerogenicità delle carni rosse e degli insaccati, gli aspiranti a comunisti ci riprovano: stavolta divulgano una ricerca inaccettabile e fuorviante, che va in controtendenza rispetto alle necessità e alle risorse della nostra provincia. Se ne fregano, in altre parole, della cultura, della tradizione e della ricchezza dei Comuni piacentini, che ruotano attorno alla produzione e alla vendita dei salumi tipici. Innegabilmente apprezzati – per qualità e controlli – dai consumatori. Nel 2016 sono stati prodotti 1 milione e mezzo di pezzi di Salame, 420mila pezzi di Coppa e 138mila pezzi di Pancetta. Negli ultimi sedici anni la produzione dei salumi DOP è notevolmente aumentata: +522% per la Coppa piacentina, +965% per la Pancetta Piacentina e +563 % per il Salame, generando un indotto fondamentale per il territorio – conclude Maloberti -. Il Consorzio La Carne Che Piace teme che si stia addirittura agendo in malafede: parrebbe essere stata ammessa una strategia comunicativa volutamente indirizzata a svantaggiate la zootecnia. Non è una novità, purtroppo, che si vogliano fare a tutti i costi gli interessi delle multinazionali e della grande distribuzione. Invitiamo le associazioni del settore, i consorzi e gli imprenditori ad unirsi alla protesta e a condannare la missiva di Sckokai».

Paolo Sckokai  è stato alla guida del team di ricercatori dell’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare dell’Università Cattolica che ha partecipato alla ricerca europea ‘Susdiet – Understanding consumer behaviour to encourage a (more) sustainable food choice”.

Secondo questo studio poiché produzione e consumo agro-alimentare generano il 20-25% delle emissioni complessive di CO2, tassare i prodotti meno sostenibili potrebbe ridurle di un 4-5% con un impatto significativo sull’effetto serra.

L’obiettivo di Susdiet era quello di definire modelli di diete ‘sostenibili’ dal punto di vista economico, nutrizionale e ambientale per identificare gli strumenti di politica economica e alimentare in grado di indirizzare le scelte dei consumatori Ue. “Il progetto – ha spiegato Sckokai –  ha messo in evidenza la difficoltà a influenzare le scelte di consumo alimentare mediante politiche basate sulle informazioni nutrizionali e sui marchi. Le scelte alimentari e la dieta – ha sostenuto il ricercatore piacentino – hanno una componente molto forte legata alle abitudini e alle tradizioni, per cui le politiche di informazione dei consumatori tendono a essere poco efficaci. Molti esperimenti condotti nell’ambito del progetto hanno messo in evidenza questa sorta di ‘resistenza al cambiamento’ delle scelte di consumo, in diversi contesti (super/ipermercati, mense, ristoranti…) e in diversi Paesi europei“.

I ricercatori della Cattolica hanno provato ad analizzare e simulare l’impatto potenziale della tassazione dei prodotti meno sostenibili, prendendo spunto da esperienze che sono già state applicate in altri Paesi come ad esempio la tassa sulle bevande gassate zuccherate negli Stati Unitied in Francia o quella sui grassi in Danimarca. “In particolare – ha spiegato Sckokai- abbiamo simulato l’impatto di una tassa sugli alimenti a più alto contenuto di emissioni di CO2, che, com’è noto, sono i prodotti di origine animale“.

Gli schemi di tassazione che abbiamo simulato non prevedono un aumento del carico fiscale sui cittadini, e quindi nessun impatto sulle loro tasche, ma una compensazione tra categorie di alimenti: se si tassano i prodotti di origine animale, di cui ovviamente aumenta il prezzo finale, contemporaneamente si sussidiano i prodotti a basso impatto ambientale (frutta, verdura, derivati dei cereali), per i quali i consumatori possono beneficiare di un prezzo più basso“.

Secondo lo studio l’impatto in Italia di questa tassazione sarebbe rilevante “la riduzione delle emissioni derivante dai processi di produzione e consumo agro-alimentare – ha spiegato il docente della Cattolica – potrebbe ridursi fino al 19%. Inoltre, si registrerebbe un miglioramento della qualità della dieta piccolo ma significativo (un miglioramento di due punti di un indice di qualità della dieta che varia fra 0 e 100), legato al minor consumo di nutrienti che hanno un impatto negativo sulla salute (zuccheri, sale, grassi saturi)“.

Paolo Paolo Sckokai , immaginando forse – a priori –  le possibili polemiche che avrebbero potuto nascere sull’argomento,  in occasione della presentazione della stessa aveva sottolineato che “Il progetto non prende posizione relativamente all’auspicabilità o meno di strumenti fiscali in questo campo: Susdiet mette semplicemente a disposizione dei policy maker i risultati delle simulazioni, perché possano valutarne l’impatto, lasciando le eventuali decisioni a chi ne ha la responsabilità“.

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