Il problema del gioco d’azzardo patologico si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta la Provincia di Piacenza. Sono emersi nelle ultime ore dati importanti che testimoniano un fenomeno in forte crescita: 466 milioni giocati nel solo 2016, di cui 245 nella sola città di Piacenza. Come agire in merito? E come si è potuti arrivare fino a qui? Abbiamo approfondito l’argomento grazie all’aiuto di Maurizio Avanzi, già Responsabile Aziendale per il gioco d’azzardo patologico per l’AUSL di Piacenza e membro della Commissione dell’Emilia Romagna che si occupa di Gambling.
“Siamo arrivati a questo punto – specifica Avanzi -, perché dalla metà degli anni 90 è stato sdoganato il gioco d’azzardo, che fino a quel momento era stato limitato a luoghi dedicati come i casinò, come Sanremo, Saint Vincent, Campione d’Italia e Venezia, oppure era possibile giocare al Lotto, Totocalcio o Totip, con una frequenza diversa rispetto a quella attuale. L’esito dei giochi era conosciuto dopo giorni. In seguito la situazione è drasticamente cambiata, per motivi prettamente fiscali prima, (ovvero come introito per l’erario), e con l’ingresso dello Stato nella promozione del gioco d’azzardo e la sua concessione poi”. I primi Gratta e Vinci risalgono al 1994, e l’Italia costituisce ancora oggi l’acquirente principale in tutto il globo: circa un quinto dei biglietti che circolano sono nel nostro territorio. “Dal 2003 l’offerta è stata più varia e il giocatore poteva conoscere l’esito della sua scommessa istantaneamente; questo ha fatto si che si potesse giocare compulsivamente, fino a spendere stipendi e cifre esorbitanti”.
Un problema che coinvolge molto spesso non solo il singolo giocatore, ma tutta la cerchia famigliare, che oltre a essere devastata economicamente, subisce ripercussioni psicologiche che durano molto tempo. “Se una persona gioca 100 mila euro – sottolinea Avanzi -, può essere che la sua famiglia sia in ginocchio per molti anni. E si tratta di persone che non hanno condiviso le scelte e le difficoltà del giocatore, ne subiscono solo i danni, finché non prendono consapevolezza”. Non solo loro sono danneggiati dal gioco, ma anche gli stessi commercianti non legati a questa industria, “perchè spendendo soldi in un senso non è più possibile fare altri tipi di acquisti”.
Il gioco online potrebbe rappresentare il futuro. “Nonostante i numeri siano ancora bassi sostanzialmente, è evidente che non ci sono limiti, si può giocare H24, spendere quanto si vuole su tutti i giochi offerti. Fortunatamente gli italiani sono ancora poco inclini a usare Internet per questo genere di cose, questo spiega i numeri limitati. È un piccolo presidio che per ora ci tutela, ma è questione di tempo prima che ci siano molte più persone esperte. I giovani sono ancora controllati perché non possono usare carte di credito, indispensabili per giocare, ma il fatto che continuino a fare scommesse sportive non giova alla situazione”.
I dati ESPADItalia del 2016 dicono che circa il 40% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni giochino d’azzardo. Ma questa percentuale è in calo rispetto al passato, quando arrivava al 47%. Il settore che di sicuro desta più preoccupazione è quello del gioco d’azzardo online, fatto in solitudine, via web e senza il controllo degli adulti: questo riguarda infatti il 20% dei giocatori. Video lottery terminal, casinò online, poker texano: questi i giochi considerati più rischiosi. Ma la prevenzione funziona, dice il Consiglio Nazionale Ricerche, con un calo del 7% rispetto al 2015.
“La cosa positiva – conclude Avanzi con una nota di speranza – è che le leggi promosse dalle Regioni sono sempre votate da tutto l’arco costituzionale, perciò la gente sta capendo che c’è qualcosa da cambiare”.