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Piacenza. Aggiudicato il maxi appalto per l’efficientamento energetico da 77 milioni

Il contratto avrà una durata di 15 anni e permetterà la riqualificazione dell'illuminazione, degli edifici comunali e della rete semaforica. Aggiudicata a Edison Next Government e Mercurio. Le potenziali criticità

La città di Piacenza si prepara a vivere una trasformazione epocale. Con l’aggiudicazione di una maxi-concessione che sfiora i 77 milioni di euro e impegna l’amministrazione per circa 14 anni e mezzo, il Comune punta a ridisegnare il proprio volto in chiave “smart city”.

L’operazione è la più rilevante gara d’appalto mai fatta nella nostra città e prevede la riqualificazione energetica della pubblica illuminazione, della rete semaforica e degli impianti tecnologici di numerosi edifici comunali (come scuole e sedi istituzionali).

L’obiettivo è chiaro: tagliare i consumi, ridurre le emissioni, garantire una maggiore affidabilità degli impianti e dotare la città di infrastrutture digitali avanzate, inclusa l’installazione di sensori IoT (Internet of Things). A guidare questa transizione sarà il Raggruppamento Temporaneo d’Impresa (RTI) tra Edison Next Government S.r.l. e Mercurio S.r.l.

Se da un lato si parla di un “passo strategico per la modernizzazione”, dall’altro, un progetto di tale portata e durata non è esente potenziali criticità che l’Amministrazione dovrà saper gestire con estrema cautela.

Le potenziali criticità del maxi appalto

Il meccanismo finanziario scelto è il Partenariato Pubblico-Privato (PPP). Questo modello, sebbene efficace per mobilitare capitali privati, espone l’ente locale a un rischio fondamentale: la sostenibilità finanziaria del risparmio promesso.

In pratica l’efficacia dell’intervento si basa sulla capacità del concessionario di raggiungere i livelli di risparmio energetico stabiliti. Se i risultati promessi non dovessero essere garantiti nel tempo, potrebbero sorgere problematiche. Sebbene la società privata si assuma gran parte del “rischio operativo” e del “rischio di performance”, la pubblica amministrazione deve affrontare la complessa sfida di monitorare e verificare che tali risparmi si concretizzino effettivamente.

Inoltre esistono complessità riguardo alla misurazione dei risparmi e alla rendicontazione finanziaria nonché relativamente all’impatto reale sui conti del Comune

Un contratto che lega la città all’azienda vincitrice per oltre 14 anni e mezzo comporta un vincolo significativo a lungo termine. Il rischio maggiore nelle concessioni pluri-decennali è che la convenienza economico-finanziaria, sia per il pubblico sia per il privato, venga meno nel corso del tempo.

Nel lungo periodo, è altamente probabile che si verifichino squilibri dovuti a fattori esterni, come variazioni impreviste nei costi energetici o l’emergere di evoluzioni tecnologiche che rendano obsolete le soluzioni attuali. In queste circostanze, il Comune potrebbe trovarsi nella difficile condizione di dover rinegoziare i termini contrattuali o, peggio, sostenere costi aggiuntivi non inizialmente preventivati o ancora di avere risparmi inferiori a quelli che la tecnologia disponibile, ad esempio, fra dieci anni potrebbe permettere. La durata così lunga (necessaria per ammortizzare gli investimenti) può rendere il contratto meno competitivo nel tempo.

L’ambizione di trasformare Piacenza in una smart city basata su sensori e digitalizzazione si scontra con una realtà amministrativa diffusa: l’adozione di tecnologie avanzate richiede competenze specifiche che gli enti locali non sempre possiedono internamente.

Questo deficit di know-how aumenta la dipendenza dal partner privato. Diventa cruciale, pertanto, la capacità dell’Amministrazione comunale di monitorare efficacemente l’esecuzione del contratto per i prossimi tre lustri, verificando che vengano raggiunti gli obiettivi di rendimento energetico e che la manutenzione sia svolta correttamente. Un

L’introduzione massiccia di infrastrutture “intelligenti” (IoT) apre anche due fronti di criticità legati direttamente all’innovazione. Le reti di dati e i sistemi di monitoraggio continuo che rendono la città “smart” sono per loro natura vulnerabili. Studi nel settore degli smart building evidenziano che la complessa interazione tra reti di dati e protocolli condivisi può generare rischi di sicurezza informatica e privacy non trascurabili.

Inoltre la visione della smart city non è sempre sinonimo di equità. Il dibattito mette in luce problemi di inclusività, dove non tutti i cittadini potrebbero beneficiare allo stesso modo dei nuovi servizi digitali. L’accesso alla tecnologia e l’uso delle nuove infrastrutture rischia, se non gestito con politiche mirate, di ampliare le disuguaglianze sociali.

In conclusione l’aggiudicazione della maxi-concessione è innegabilmente un passo significativo per Piacenza, che promette di contenere i costi energetici e modernizzare il proprio patrimonio. Tuttavia, il successo dell’operazione non può essere dato per scontato. Verrebbe da dire che la vera sfida per l’Amministrazione inizia adesso. Non basta aver trovato un vincitore della gara, ora bisognerà governare efficacemente un contratto molto complesso, garantendo che la spinta all’innovazione e al risparmio si coniughi sempre con trasparenza, rigido controllo pubblico e la tutela dell’interesse dei cittadini. La gestione di questi 14 anni e mezzo richiederà un equilibrio delicato tra la fiducia nell’operatore privato e una supervisione costante, senza la quale i 77 milioni investiti potrebbero trasformarsi in un onere più che in un vantaggio.

A maggior ragione in una città che deve ancora “chiudere i conti” con la vicenda del parcheggio di piazza Cittadella, dove le cose fra pubblico e privato non sono purtroppo filate lisce.

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