Sarebbe stata sufficiente una App da usare sul telefonino in cui inserire ogni sera gli incassi effettuati. Una soluzione semplice a costo quasi nullo.
Invece, come spesso avviene, il Ministero ha imboccato la strada più onerosa sia per le imprese sia per lo Stato: l’introduzione dei registratori di cassa elettronici a partire dal prossimo primo gennaio 2020.
La rottamazione dei registratori di cassa: uno scempio ambientale
Una scelta che, al di là delle considerazioni economiche, sembra incredibile sotto il profilo ambientale: fra artigiani, commercianti ed altre attività si può stimare che verranno letteralmente gettati in discarica fra i due ed i tre milioni di registratori di cassa, molti dei quali comprati solo due o tre anni fa.
Plastica, metalli, circuiti elettronici che dovranno essere avviati in centri di smaltimento con notevoli costi ambientali.
Antieconomico convertire le vecchie casse
In teoria sarebbe anche possibile convertire le vecchie casse ma il gioco non vale quasi mai la candela: «mediamente la conversione (quando è possibile) – ci ha spiegato un installatore piacentino – viene a costare duecento, duecento cinquanta euro ed oltretutto si “mangia” un anno di vita della macchina. A parte questo i kit necessari sono quasi esauriti. Praticamente nessuno fra i miei clienti ha optato per l’upgrade della vecchia cassa».
Il perché è presto spiegato: lo Stato ha messo a disposizione un bonus di 50 euro per la conversione delle attuali casse, dunque la spesa finale si aggira sui 150/200 euro mentre se di acquista una cassa nuova l’incentivo è pari al 50% della spesa con un massimo di 250 euro (che si detraggono direttamente dall’F24).
Calcolando che una cassa standard costa sui 500 euro il commerciante difficilmente sceglierà di tenere la sua vecchia cassa sulla quale magari deve anche fare il bollino verde annuale (costo circa 70 euro) ed in alcuni casi cambiare la scheda del Giornale di Fondo Elettronico (circa 50 euro) buttare al macero le casse attualmente in uso è spesso addirittura più economico.
La conversione sarà la strada seguita solo da chi ha casse più evolute, computerizzate, del valore di qualche migliaio di euro.
Per tutti gli altri registratori si apriranno i cassonetti …. alla faccia di Greta Thunberg e dei giovani a cui sta a cuore l’ambiente. Due milioni di casse perfettamente funzionanti eliminate senza un vero perché e senza aver studiato un’alternativa valida. Il tutto compiuto con la scusante della lotta all’evasione fiscale (contro la qule il registratore di cassa ha storicamente fallito – vedi sotto).
Perché non si è pensato ad alternative?
Si poteva decidere che le chiusure fossero registrate ogni sera anziché manualmente sul registro dei corrispettivi su un apposito portale, utilizzando – ad esempio – gli stessi programmi che si utilizzano per la fatturazione elettronica. Tanto se un commerciante è disonesto e non emette gli scontrini continuerà a farlo in barba alla chiusura fiscale elettronica.
Si poteva stabilire che tutte le casse attualmente funzionanti restassero operative fino a termine vita e che tutte le casse nuove fossero invece predisposte per il nuovo sistema.
Invece no! Con somma gioia di chi costruisce e vende registratori elettronici si costringono i commercianti e gli artigiani a spendere almeno 250 euro a testa in un momento in cui già le cose non girano propriamente bene. Altrettanto costerà allo Stato, cioè a tutti noi, a causa del 50% di incentivo concesso.
E non è finita qui.
Il problema della connessione delle casse alla rete
Il 99% dei registratori di cassa RT (telematici) funziona con una connessione di rete fisica ossia con un cavo LAN. Quindi i commercianti devono avere per forza un router ADSL per trasmettere i dati all’Agenzia dell’Entrate e devono averlo vicino alla cassa così da poter tirare un cavo. Per chi non ha una connessione telefonica o ha il router troppo lontano le opzioni sono due: l’acquisto di una fra le pochissime casse RT omologate wireless oppure l’acquisto di un adattatore Wifi (con una spesa ulteriore di circa 30/50 euro) ed il collegamento alla rete aziendale o ad un telefonino con hotspot. Ovviamente occorrerà avere e pagare un abbonamento a Internet (fisso o mobile).
Casse nuove … non predisposte per la lotteria degli scontrini
Le assurdità non finiscono qui anche perché siamo un paese bravissimo nel complicare le cose semplici. Così le casse elettroniche nuove rischiano di non essere adeguate alle “invenzioni normative” dei nostri governati. All’orizzonte si prospettano altri possibili grattacapi concepiti all’interno delle segrete stanze ministeriali, dove soggiornano funzionari che non hanno probabilmente mai messo piede in negozi ed aziende reali.
Per cercare di far calare il nero ed incentivare l’uso di bancomat e carte di credito si sta lavorando alla lotteria degli scontrini. Una formula che in Portogallo dicono abbia funzionato bene.
Il cliente pagherà l’acquisto con la carta (ma in realtà dovrebbe valere anche per il cash) ed il commerciante inserirà il codice fiscale nella cassa e rilascerà lo scontrino.
Immaginatevi la scena in un qualunque negozio con l’esercente che (usando i pochi tasti disponibili sulla cassa) compone il codice fiscale del cliente, perdendo un paio di minuti a scontrino: impraticabile.
La soluzione allora sarà quella già adottata dalle farmacie cioè di avere un lettore per il codice a barre con cui scansionare la tessera del codice fiscale.
Peccato però che non tutte le casse (comprese quelle nuove appena installate) siano predisposte per il lettore e dotate di sufficienti porte elettroniche. In ogni caso serviranno modifiche software (ovviamente a pagamento) ed una volta aggiornate le casse ai commercianti toccherà spendere altri 50/100 euro per il lettore!
Insomma quello delle casse elettroniche è un bel regalo di Natale, l’ennesimo, per i commercianti già messi duramente in crisi dai colossi delle vendite online. Ed invece, chissà perchè, la web tax sui guadagni dei giganti della rete è sparita dalle agende dei nostri ministri!
In quali paesi europeri é obbligatorio il registratore di cassa
Ad oggi sono dodici i paesi dell’Unione Europea (su 28) in cui è obbligatorio emettere lo scontrino fiscale (cartaceo). Oltre all’Italia ci sono il Belgio, la Francia, la Grecia, la Croazia, la Polonia, il Portogallo, la Svezia, la Slovacchia, la Slovenia, l’Ungheria e dallo scorso anno anche l’Austria metre la Repubblica Ceca al momento non ha ancora concretizzato le sue intenzioni. L’Italia è stato il primo paese ad introdurre l’obbligo nel 1983. Nonostante questo il nostro paese – secondo una relazione finanziaria del Parlamento europeo – è il paese europeo con l’evasione fiscale più elevata, sia in valori assoluti sia in rapporto al numero di abitanti.