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Muore medico di origini piacentine. Il commovente saluto della figlia

Cordoglio anche a Piacenza per la morte di Luigi Gaiti, medico e fino al 2013 primario di chirurgia all’ospedale di Crema. Si è spento proprio nel nosocomio in cui ha lavorato per tanti anni a causa del Coronavirus. Era stato ricoverato per alcune complicanze polmonari.

Gaiti era legato a doppio filo con la nostra città dove aveva svariati parenti: sua madre Franca Sabatini era la prima di sei sorelle e tanti (quattordici) sono i cugini, più giovani, che hanno sempre avuto in lui un punto di riferimento non solo per questioni sanitarie. Battuta sempre pronta, sorriso immancabile ad increspargli le labbra ha sempre svolto il suo lavoro con estrema umanità ed empatia come emerge anche dai tanti messaggi lasciati da colleghi e pazienti su Facebook.

Due le sue grandi passioni le moto da strada ed il mare ed in particolare alla Liguria. Qui era solito trascorrere le sue vacanze giovanili fra Zoagli e Rapallo, città in cui vivono alcune sue cugine, anch’esse originarie di Piacenza.

Impossibilitata ad abbracciarlo per un’ultima volta la figlia Michela, criminologa, residente a Milano, lo ha voluto salutare con un toccante lettera piena di tutto quell’amore che una figlia riesce ad avere ed esprimere verso il proprio papà. Perché davanti ai nostri genitori, qualunque età abbiamo, infondo tutti restiamo sempre dei cuccioli.

«Ciao Pà. Te ne sei andato da leone, non hai mai accettato di vivere da pecora e lo hai sempre dimostrato nelle scelte importanti della tua vita.

Ne hai sopportati tanti di dolori, ma tutti con il coraggio, la forza e la dignità che ti contraddistinguevano. Senza mai un lamento, con uno sguardo benevolo sul mondo; sempre con una parola positiva verso tutti.
Della tua grande umanità ne hai fatto un lavoro, al servizio ed in aiuto al prossimo, con serietà, professionalità e grande senso del dovere.
Eri un entusiasta: ti bastava così poco per sorridere alla vita!
Hai sempre voluto proteggermi dai dolori, nascondendomi le verità più amare, anche a costo di tenere dentro al tuo cuore dei pesi difficili da sopportare. L’importante era proteggere la tua cucciola, come un vero leone.
Nelle nostre lunghe telefonate mattutine mi dicevi che andava sempre tutto bene, il timbro della tua voce sempre dolce e pacato. Anche quando bene in realtà non andava.
Nell’ultima settimana in ospedale, nel tuo ospedale, eri sfuggente al telefono, per non far trasparire l’affanno…ma hai avuto ancora la forza di dirmi, con voce straziata ed affaticata: “Michela stai tranquilla, ti prego. Va meglio”. Fino alla fine il leone ha voluto proteggere il suo cucciolo. Fino alla fine l’ha voluto difendere da quel dolore ineluttabile che sapeva che sarebbe arrivato presto e che l’avrebbe reso impotente.
Ed ora che tu non sei più qui a darmi forza e a rassicurarmi mi sento sola, in mezzo ad un mare in tempesta. Sarà difficile non sentire più la tua voce calma e rassicurante, l’unica benzodiazepina veramente utile a calmierare le mie inquietudini e le mie paure più profonde. Forse è giunto il momento che la tua cucciola si faccia davvero grande e trovi dentro di sè le risorse ed i mezzi per sopravvivere alle prove più dure che questa vita ti presenta. Grazie pà, grazie di tutto. Sei l’unico uomo della mia vita che mi abbia difesa, protetta e rassicurata. E tale rimarrai per sempre.  Tutto il resto verrà un giorno che te lo dirò a voce.

Fai buon viaggio e che il riposo, meritato, ti sia dolce.

La tua bambina».

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