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Nuovi contratti a Piacenza: bene settembre, ma calo in tre mesi

Secondo le prime stime, si sono rivelati in aumento, nel mese di settembre, i nuovi contratti di lavoro in provincia di Piacenza. Dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia emerge, infatti, che si sarebbe registrata una crescita del 2% rispetto al settembre 2023, con 60 nuovi contratti in più su un totale di 2.930.

L’andamento positivo del mese scorso – in base alla analisi dei dati forniti da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, si invertirà, però, nel trimestre settembre – novembre, in cui è prevista una flessione del 2,5% rispetto al 2023, con i nuovi contratti attestati a quota 8.200; vi saranno, in sostanza, 210 nuovi contratti in meno, risultanti dal -390 nei servizi e dal +180 nell’industria.

In attesa di conferme sulle prime stime, le previsioni per il mese di settembre indicavano una quota del 76% di nuovi contratti nel settore dei servizi, con 2.230 attivazioni (+1,4% rispetto al settembre 2023) e del 24% nell’industria, con un +6% e 710 nuovi contratti.

Relativamente al trimestre settembre-novembre, le previsioni relative al comparto dei servizi, indicano 840 nuovi contratti per i servizi alla persona (in calo dell’1,2%), 960 nei servizi turistici di alloggio e ristorazione (in calo del 4%), 2.420 nel commercio e, infine, 1.960 contratti nei servizi alle imprese (in calo del 49%).

Nell’ambito dell’industria, invece, per il trimestre settembre–novembre sono previsti 1.500 contratti nel comparto manifatturiero e public utilities (in aumento del 6,4% rispetto al corrispettivo mese nel 2023) e 520 nelle costruzioni, in aumento del 21%.

Le imprese che prevedono di assumere sono pari al 20% del totale. I contratti stabili (cioè a tempo indeterminato e/o di apprendistato) copriranno una quota del 24% del totale, mentre nel 76% dei casi si prevedono contratti a tempo determinato (47%) o altri contratti con durata predefinita.

Le attivazioni di contratti interesseranno per una quota del 37% giovani con meno di trent’anni; per una quota pari al 60% viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 17% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici (quota inferiore alla media nazionale del 24%) e il 23% delle imprese prevede di assumere personale immigrato.

Come ormai accade puntualmente, le aziende incontreranno difficoltà in 54 casi su 100, nel reperire le figure professionali di cui hanno bisogno

Nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, è considerato di difficile reperimento il 66,7% delle risorse. All’interno di questo valore, ad esempio, la domanda di tecnici in campo ingegneristico è infruttuosa nel 60,7% .

Relativamente ai tecnici della salute, invece, è considerato di difficile reperimento l’82,5% delle risorse.

Per quanto riguarda gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine è di difficile reperimento il 71,7% delle risorse richieste e, in quest’ambito, è difficile trovare operai specializzati nelle lavorazioni alimentari (di difficile reperimento per il 97,4% dei casi), attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (96,8%), fabbri ferrai costruttori di utensili (75%), operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (89,6%), fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (il 96,2%).

Relativamente, infine, agli impiegati e alle professioni commerciali e nei servizi è di difficile reperimento il 41,6% delle risorse ricercate. Tra le figure mancanti spiccano gli operatori della cura estetica (71,4%), le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (76,2%), gli esercenti e gli addetti nelle attività di ristorazione (48%).

 

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