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Paolo Bisi e Ora Pro Comics: “Portiamo il fumetto a Piacenza”

L’associazione Ora Pro Comics è stata fondata circa 4 anni fa, ci sono disegnatori professionisti, oltre a Nicola Genzianella, i soci del negozio “La Soffitta” di Piacenza, Pietro Gandolfi e Paolo Bisi. È nata così a Piacenza la voglia di fare qualcosa sul fumetto. C’è stato il primo Festival dedicato a Tex nella Chiesa del Carmelo. Poi sono seguiti il Festival dedicato a Dylan Dog l’anno successivo, mentre in aprile è stato realizzato il Festival sui supereroi e sulla Disney, con uno spazio anche a Palazzo Gotico. Abbiamo voluto intervistare Paolo Bisi, disegnatore di Mister No dal 1996 fino al 2005 e di Zagor da quell’anno, ma “con la passione per il fumetto sin dalle elementari”, come ci racconta lui.

Come si è evoluto lo stile del fumetto in Italia?

La crisi ha toccato tutti i settori, e il fumetto non è stato da meno. Andando indietro agli anni 70 – 80, alle riviste d’autore, che hanno chiuso i battenti negli anni 90, si può vedere come l’unico che abbia retto il colpo è il fumetto popolare, quello della Bonelli. Inevitabilmente le vendite sono calate moltissimo, quasi dimezzate rispetto agli anni 80.

La stessa Bonelli cerca sempre di rinnovarsi per stare al passo coi tempi, creando linee anche per i più giovani che sempre più spesso sono piegati sullo smartphone. Per venire incontro alle loro esigenze è stato modificato il formato, con più colori, meno pagine ed eroi sempre più giovani, tuttavia bisogna dire che chi legge oggi un fumetto sono i 30enni/40enni.

Qual è il rapporto dei fumettisti nati negli anni 70 con la tecnologia che è sempre in evoluzione?

È una cosa personale che varia da fumettista a fumettista. Molti autori lavorano in digitale, con le tavolette grafiche. Personalmente preferisco ancora il contatto con la carta, lo sporcarsi le mani. Soprattutto la colorazione oggi avviene principalmente in digitale.

Come funziona il lavoro per la creazione di una storia?

Ogni testata in Bonelli ha un curatore, poi ci sono diversi sceneggiatori, che propongono un soggetto. Se viene accettata, viene scritto tutto il soggetto dall’inizio alla fine. Il risultato finale assomiglia a quello cinematografico. Viene consegnato al disegnatore che studia le inquadrature, immaginando la scena e disegna la tavola, che è mediamente di circa 6 vignette per pagina. Poi vengono aggiunti i testi da un letterista. Per ogni testata esiste un copertinista, che disegna la copertina. Per la realizzazione di una storia ci vogliano anche 8 mesi.

La tua ispirazione da dove proviene?

I miei modelli partono dagli anni 80, quando ho cominciato, fino ad adesso. Un conto è la lettura come appassionato, e un conto è cosa posso cogliere come stile da altri autori.

Un suggerimento per chi vuole cominciare a disegnare?

Copiare, prendere spunti. Come nella musica, nessuno nasce con un proprio stile, lo sviluppa nel tempo grazie ad alcuni modelli di riferimento.

Cosa pensi di fumettisti come Zerocalcare o simili, divenuti icone mediatiche? Credi facciano bene al mondo del fumetto?

Zerocalcare, ma anche Leo Ortolani sono fortunati ma hanno anche delle grandi qualità tecniche. Sanno anche come muoversi all’interno dell’establishment. Altri come Sio puntano di più sul nonsense. In definitiva comunque la scuola italiana se la passa molto bene, proprio a livello tecnico, rispetto anche agli Stati Uniti.

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