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Parenti all’80° Assemblea: “Confindustria Piacenza motore di sviluppo del nostro territorio”

Annunciata la costruzione di una nuova sede che sorgerà in via della Bosella. Sul palco, ad aprire il pomeriggio è salito Stefano Accorsi

L’ottantesima assemblea di Confindustria, in corso presso il teatro Municipale di Piacenza, è incominciata con una doppia sorpresa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, appena prima dell’inizio ufficiale della cerimonia ufficiale, il presidente Nicola Parenti ha annunciato la nascita di una nuova cittadella degli imprenditori. Confindustria si sposterà dalla ormai storica sede del Cheope a via della Bosella dove già si trova Forpin.
Il vero colpo di tetro è però arrivato dal palcoscenico del Municipale su cui è salito Stefano Accorsi che ha letto un brano di Adriano Olivetti sullo sviluppo industriale. È seguito l’inno nazionale e quello europeo cantati dal coro del Nicolini.

Dopo i saluti istituzionali di prefetto, sindaco, presidente della provincia la parola è passata al presidente Nicola Parenti.
di cui pubblichiamo il discorso integrale.
“Colleghi, autorità, gentili ospiti, benvenuti.
È un onore per me essere qui oggi a celebrare gli 80 anni di Confindustria Piacenza.
Anzitutto, vorrei aprire con un ringraziamento ai nostri associati.
Siete voi l’anima di Confindustria. Grazie a voi possiamo oggi tagliare un traguardo così importante.
Un ringraziamento va anche a tutti i presidenti e direttori che hanno guidato l’associazione sin dalla nascita e ce l’hanno consegnata così forte nel presente.
Oggi celebriamo la nostra storia partendo da chi siamo e chi vogliamo essere: un motore di sviluppo del nostro territorio.
Questa è la responsabilità che ci contraddistingue. Il nostro ruolo.
Riteniamo che Piacenza abbia ancora grandi potenzialità da sviluppare. È compito e dovere di tutte le istituzioni locali lavorare insieme per valorizzarle.
Guardando al mondo di oggi, l’unica certezza è l’assenza di certezze.
Lo scenario è complesso e cambia ormai di giorno in giorno. È bravo chi riesce ad adattarsi, fissando obiettivi e lavorando per realizzarli nel lungo termine.
Per farlo bisogna avere le idee chiare e operare insieme come sistema.
Lavorare. Pensare. Programmare.
Ancor più in una stagione di pianificazioni territoriali come quella attuale. Penso ai Piani urbanistici generali che tutti i Comuni piacentini in questi mesi stanno elaborando. I PUG avranno un impatto diretto sullo sviluppo delle imprese. Lo stiamo monitorando con attenzione.
Essere imprenditori non è semplicemente un mestiere, è una vocazione. E’ una scelta fatta con amore, visione e fatica. È impegno quotidiano.
Chi è l’imprenditore? Un sognatore con i piedi per terra,
capace di trasformare un’idea in realtà.
Ogni traguardo è il frutto di intuizioni, errori, cadute e ripartenze, che lasciano in dono esperienza e consapevolezza.
È spesso solo nelle decisioni, portando sulle spalle il peso delle responsabilità
– verso il territorio,
– verso le persone che lavorano con passione con lui condividendone quotidianità e obiettivi,
– verso stakeholder e istituzioni.
Un senso di responsabilità che nasce anche dall’amore per la propria terra.
A volte ci si sente soli, è vero. Ma è proprio in quei momenti che prende forza il valore dello stare insieme. È successo ottant’anni fa, e oggi continuiamo a camminare su quel sentiero uniti.
Grazie all’Associazione, ai nostri colleghi ed a chi opera nella nostra organizzazione oggi i nostri imprenditori possono sentirsi meno soli e più forti.
L’imprenditore è per sua natura sempre positivo e ottimista.
Tuttavia, non posso non condividere e sottolinearvi le tante criticità che devono affrontare le imprese per investire in produttività e competitività. Alla produttività pensiamo noi insieme ai nostri collaboratori, migliorando ogni giorno i nostri processi.
Per la competitività serve la collaborazione di Stato, Regione e Comuni.
Il mondo di oggi viaggia alla velocità della luce e vorremmo sempre poter realizzare in tempi rapidi le intuizioni che abbiamo in testa.
Se non sblocchiamo le procedure rischiamo di giungere ad un punto di non ritorno.
Ho un esempio che cito spesso, perché dice molto:
Abbiamo aziende – magari presenti sul territorio da decenni – che vorrebbero ampliarsi, creando posti di lavoro e indotto.
Quando si rivolgono alle istituzioni spesso incontrano amministratori che devono districarsi in una selva di norme e regolamenti che rendono tempi e procedure infinite.
Questi muri portano le aziende a desistere o, peggio, a guardarsi attorno in cerca di aree più accoglienti in cui investire. Anche fuori dal nostro Paese.
Le imprese sono frenate, proprio come le grandi opere.
Nel nostro territorio sembra ormai impossibile realizzare in tempi brevi nuove infrastrutture. Progetti che sarebbero utili a tutta la comunità.
Ad esempio, Per la Val Nure c’è un invaso pensato ormai più di 10 anni fa. Un’opera che d’estate garantirebbe l’acqua ad una valle che spesso fatica a trovarla. Nel resto dell’anno farebbe da scudo contro le alluvioni, proteggendo i paesi più esposti. Avrebbe un valore inestimabile per la comunità, ma trovare nuovi e fantasiosi modi per dire NO è una disciplina che piace molto di questi tempi.
Alle istituzioni chiediamo anche una sana e prudente gestione delle risorse pubbliche. Conosciamo la situazione delle casse regionali in ambito sanitario e l’ingombrante debito pubblico. Vorrei ricordare a tutti che a febbraio abbiamo superato i 3.000 miliardi di euro.
L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea che spende più soldi in interessi sul debito rispetto all’istruzione.
Ma vi sembra possibile? !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tutti a parlare del futuro e di cosa fare, ma le nuove generazioni finiscono sempre più in secondo piano.
È questa la nostra idea di paese? !!!!!!!!!!!!!!!!
Che Stato potremo mai diventare?
Poi ci sono le aziende. Bisogna tornare ad avere una politica industriale definita. Serve anche una politica energetica che alimenti le industrie senza affossarle con costi insostenibili.
All’estero lo stanno facendo da decenni. Lo Stato capisce le esigenze dell’industria e crea un ambiente favorevole al loro sviluppo.
Da noi le imprese sono state invece lasciate spesso sole.
La burocrazia non è a servizio di chi genera valore.
Sono le aziende ad essere rallentate dal sistema.
Attenzione però.
È solo con aziende in salute che potremo ripagare il debito pubblico e investire sui giovani.
Come vi dicevo in apertura… Abbiamo chiara la nostra storia e chi siamo. Ma, ancor più, sappiamo chi vogliamo essere.
Tagliamo il traguardo degli 80 anni con lo sguardo rivolto ai 100 anni, al secolo di storia di Confindustria Piacenza.
Guardiamo avanti con consapevolezza delle nostre capacità. L’associazione continua a crescere.
Ogni anno accoglie nuove aziende e contribuisce alla continuità e allo sviluppo di quelle che sono già nella sua rete.
Confindustria Piacenza, attraverso le aziende associate, rappresenta qualcosa come 25mila addetti nella nostra provincia. Un numero importante. Ci rende orgogliosi e impone responsabilità. Tra le quali, la responsabilità di continuare a migliorarsi”
.

Parenti ha quindi annunciato pubblicamente il progetto di costruzione della futura, nuova sede di Confindustria.

“Dopo aver parlato del futuro, torniamo al presente. Oggi siamo qui per una riflessione sull’attualità e sulle sfide che le nostre imprese si trovano a dover affrontare quotidianamente.
Il tema della nostra assemblea ruota attorno a un legame indissolubile: quello tra le aziende, patrimonio delle loro comunità, e il territorio, patrimonio insostituibile per le aziende. Due mondi che sono fortemente interdipendenti.
Troppo spesso abbiamo dato per scontato questo concetto, sia nei confronti dell’opinione pubblica, sia tra noi imprenditori, abituati a fare tanto e dire poco.
Impegniamoci a ricordare quanto sia fondamentale per Piacenza restare un territorio industrializzato.
Perché, se non siamo noi i primi a dirlo, nessun altro lo farà al nostro posto.
Quando una azienda chiude, non riapre più. Quando decide di andarsene lascia Piacenza alle sue spalle. Facciamo in modo che non accada.
Solo la presenza di industrie permette di generare valore e aggiungerlo al sistema, distribuendolo e garantendo welfare e servizi alla comunità.
È una realtà che non dobbiamo mai dimenticare perché la ricchezza può essere distribuita solo dopo averla prodotta.
I fatti contano più di mille parole. Per questo oggi, insieme al primo bilancio di sostenibilità redatto dalla nostra associazione, trovate tra i materiali anche un booklet sociale. È una pubblicazione a cui teniamo molto, all’interno della quale vengono riportate le attività di carattere sociale realizzate dalle imprese associate negli ultimi tre anni per il territorio piacentino.
Sfogliando la rivista vi meraviglierete di tutto ciò che le imprese hanno contribuito a realizzare nel mondo dello sport, della cultura, della scuola e del sociale nella nostra provincia. L’iniziativa si inserisce in una delle nostre linee di mandato, nelle quali abbiamo istituito per la prima volta una delega dedicata proprio alla responsabilità sociale dell’impresa.
È anche nel titolo dell’assemblea: il territorio è un patrimonio per le aziende e le aziende sono un patrimonio del territorio.
Un patrimonio di benessere economico e capacità di intervenire in innumerevoli ambiti che rendono migliore la nostra vita quotidiana e vanno oltre al lavoro.
Vi invito a sfogliare la pubblicazione per scoprire tutte le attività messe in campo dagli associati.
Una delle nostre priorità rimane poi quella di poter assistere le imprese nelle sfide strategiche oggi imprescindibili. Grazie al lavoro dei vicepresidenti abbiamo avviato e stiamo progettando alcuni servizi speciali con cui possiamo essere primo interlocutore degli imprenditori per avere un confronto sulle strade da intraprendere.
Le vedrete nei prossimi mesi.
Dall’internazionalizzazione alla finanza agevolata, passando per innovazione e digitale.
Con le radici nel territorio, volgeremo oggi però lo sguardo anche alle sfide del nostro tempo. Chi meglio del premio Nobel per l’Economia in carica per illuminarci su ciò che ci aspetta e fornirci un quadro totale?
Partendo dai suoi spunti, saranno le istituzioni a proseguire il confronto.
Dal governo alla Regione, fino a Piacenza, per focalizzare l’attenzione sulle politiche di sviluppo territoriale che ci riguarderanno da vicino nei prossimi anni.
Dalla voce dei nostri ospiti potremo capire una volta di più quanto Piacenza sia ancora un luogo ideale dove fare manifattura.
Il programma è ricco, quindi non prenderò altro tempo.
Chiudo soltanto con un pensiero che vorrei lasciare a tutti voi:
La forza delle imprese è in grado di unire e dare linfa vitale al territorio.
Ed è con questa forza che dobbiamo affrontare le sfide di oggi e di domani.
Come abbiamo sempre fatto, guardando avanti, con la spinta del nostro passato.
Perché SIAMO CAPACI DI FARE.
Grazie per l’attenzione e buona Assemblea a tutti.

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