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Passerin(?) Landi: quando lo studio diventa hard

C’è chi sostiene di aver imparato l’inglese giocando a qualche titolo di PlayStation o Nintendo64 mai tradotto in italiano. Lo afferma ricordando le ore passate a sfogliare il vocabolario alla ricerca di quella definizione che poteva forse sbloccare un livello.

Evidentemente, con gli anni che passano e la lingua che irrimediabilmente arrugginisce per lo scarso utilizzo, c’è chi ha bisogno di un veloce ripasso. Magari in vista di qualche colloquio o di qualche traduzione ben più complessa di quelle necessarie per spingere Super Mario verso la conquista di una stella nel livello Jolly Roger Bay.

Magari tra le sicura mura della biblioteca Passerini Landi al fresco dell’aria condizionata del piano terra.

Piano terra dove mancano consolle d’annata e dove non è certo consigliabile inveire bruscamente contro lo schermo del PC dopo aver sbagliato un salto o essere precipitati in qualche burrone videoludico. Ma dove i siti a luci rosse sono a portata di click.

O meglio, erano. Perché qualche utente di troppo, in cerca di un rapido ripasso dei termini inglesi di uso comune, avrebbe sfruttato la rete della biblioteca del centro per rivedere l’utilizzo spinto della grammatica di Albione.

Phrasal verbs com «Put in» o «Come over» del resto trovano largo utilizzo in quei contesti dove un burbero idraulico calvo bussa alla porta di un’ignara signora in lingerie per una riparazione non meglio precisata. Per non parlare poi dell’utilizzo dei tempi verbali e della possibilità di ripercorrere il lessico dei vari complementi di arredo casalinghi più comuni quali divani, sedie, letti e lavatrici.

Il troppo studio avrebbe però spinto il Comune a limitare gli accessi sdoganando così il richiamo a strumenti di studio più tradizionali quali tutorial YouTube e libri. A rendere bollente la sessione estiva non saranno quindi video hard ma le temperature brasiliane della Monumentale. Per accendere la Play, in compenso, c’è sempre tempo.

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