I tre esperti nominati dalla Procura hanno spiegato quali elementi li hanno portati a dire che il quadro ritrovato sia effettivamente quello dipinto da Gustav Klimt ed acquistato da Ricci Oddi nel 1925.
Le prova più schiaccianti sono quelle che derivano dalle analisi ad infrarossi; non si è infatti ritenuto necessario ripetere esami radiografici come quelli eseguiti dal Cenacolo quando venne scoperto il secondo dipinto nascosto). Dal confronto fra le immagini del 1996 e quelle del dicembre 2019 sono emersi elementi assolutamente combacianti.
A questo punto risulta davvero come una manna dal cielo la scoperta fatta dall’allora giovane studentessa Claudia Maga che convinse l’allora direttore della galleria Stefano Fugazza ad effettuare una serie di esami per verificare la presenza di un secondo ritratto nascosto sotto quello visibile. Senza gli esami che vennero effettuati nel 1996 dal centro studi e ricerche “Il Cenacolo di Roma” oggi sarebbe stato molto più difficile stabilire l’autenticità del quadro ritrovato. Un po’ come si fa con un pregiudicato con le foto segnaletiche e le impronte digitali i dati presenti negli archivi hanno permesso un rapido e sicuro riconoscimento.
L’opera non verrà al momento restituita alla Ricci Oddi dovendo essere fatti altri accertamenti dattiloscopici e biologici.
Da parte degli esperti non è mancata una risposta a chi (vedi Vittorio Sgarbi) aveva parlato di periti del tribunale non sufficientemente qualificati per stabilire l’autenticità del Klimt. Fra questi anche Vittorio Sgarbi che non aveva gradito il non essere ammesso al cospetto della tela (che comunque a suo giudizio era autentica). “Siamo plurititolati e siamo stati vittime di fake news”. Un concetto ribadito e rafforzato da Diego Cauzzi funzionario per le tecnologie del Complesso Monumentale della Pilotta di Parma “Non ho seguito le indiscrezioni di stampa. Sono un chimico e docente di conservazione. Ai miei studenti dico sempre che le analisi ci permettono di uscire da un ambito di impressioni e sensazioni (che sono sempre soggettive). Le analisi sono oggettive. Abbiamo effettuato immagini non invasive”.
A chi gli chiedeva se fossero state eseguite analisi sulla pittura ha risposto “non sono storicamente mai state eseguite analisi dei pigmenti”.
La perizia tecnico diagnostica di Diego Cauzzi
Nella sua esposizione Cauzzi ha spiegato la diversa capacità di penetrazione nella materia di vari strumenti diagnostici, dai raggi X a quelli UV alle radiazioni ad infrarossi che “permettono di rivelare elementi al di sotto dello strato pittorico grazie alla proprietà di trasparenza dei materiali costituenti gli strati pittorici alla radiazione del vicino infrarosso”.
L’esperto della Pilotta ha mostrato due riflettografie, quella eseguita nel 1996 e quella effettuata lo scorso dicembre 2019. Dal confronto emerge la corrispondenza esatta fra le due immagini.
Un altro confronto interessante e decisivo è quello fra la radiografia eseguita nel 1996 e la fotografia scattata il 16 dicembre 2019: è evidente la corrispondenza esatta di una serie di elementi. Innanzitutto per poter apporre il timbro della galleria all’epoca (visto che la tela era corrugata) venne utilizzato un leggero strato di gesso. La macchia bianca che si vede nella radiografia del 1996 è identica a quella della fotografia di dicembre, coì come una serie di fessurazioni.
Altra corrispondenza perfetta quella fra la fotografia della fluorescenza eseguita 24 anni fa e lo scorso mese: la fluorescenza in corrispondenza del collo e quella di parte della guancia sono uguali (pur essendo le condizioni di ripresa non identiche).
Il craquelure (cioè la crettatura traducibile anche come screpolatura) che emerge dalla fotografia in luce radente ancora una volta ci racconta la corrispondenza fra le analisi dell’epoca e quelle di dicembre. (Continua dopo le foto).
La perizia della restauratrice Anna Selleri
La seconda esperta, Anna Selleri, funzionario restauratore della Pinacoteca Nazionale di Bologna ha mostrato invece i particolari delle biette di espansione utilizzati per il fissaggio della tela al telaio (una delle quali è mancante). Biette costruite in maniera del tutto diversa da quelle italiane e spiegabili proprio con il fatto che il quadro proviene dall’Austria.
La restauratrice ha anche spiegato che appena ha ricevuto il quadro fra le sue mani lo ha ripulito del poco materiale organico che vi si trovava, in particolare ragnatele ed aghi di piante (raccolte dalla polizia per eventuali analisi). Ha poi mostrato un particolare di un radiogramma della tela eseguito nel 1996 che è compatibile con la tela ritrovata e formata esattamente dallo stesso numero di fili.
E’ stato poi evidenziata la presenza del filo di rame dell’antifurto, fissato con della colla in vari punti (gli stessi che compaiono nella radiografia) e sono stati mostrate le tre marchiature della Galleria Ricci Oddi presenti sul retro della tela e del telaio.
La trasparenza della tela in corrispondenza del volto è un’ulteriore prova poiché proprio il volto della Signora è l’unica parte dell’originario “Ritratto di fanciulla adolescente” ad non essere stato coperto dalla seconda stesura di Gustav Klimt.
Proprio in corrispondenza del volto sono visibili alcune fessurazioni dovute al degrado della tela che è comunque in discrete condizioni di conservazione (avrebbe bisogno di qualche intervento di manutenzione “ordinaria”).
Le immagini mostrate da Anna Selleri ritrovano nei bordi della tela alcuni cedimenti, abrasioni e piccole lacerazioni già emerse dalla relazione del cenacolo del 1996.
Sono invece con ogni probabilità da attribuirsi al furto e alla “estrazione della tela dalla cornice (che venne abbandonata nel lucernaio della galleria Ricci Oddi) alcuni graffi.
La restauratrice ha invece avuto bisogno di consultarsi con i carabinieri che avevano effettuato le indagini per capire il perché della presenza di alcune inspiegabili sbavature argentee sulla tela. E’ così emerso che la cornice era di colore argento e probabilmente nel corso di un qualche sommario ritocco alla stessa si era sporcata la tela.
(Continua dopo le foto)
La perizia scientifico storica di Claudia Collina Storica e critica d’arte, funzionario IBC. La questione del doppio quadro
L’ultima degli esperti a prendere la parola è stata la dottoressa Claudia Collina, storica e critica d’arte.
Ha spiegato di aver effettuato una ricognizione storica, archivistica e stilistica dalla quale è emersa la “congruità delle caratteristiche artistiche della superficie dipinta, la tecnica esecutiva dell’autore, la sua firma autentica e i pigmenti costitutivi da lui usati – e non secondariamente l’esattezza di misure della tela battuta dalla cornice con specchiatura argentea che la conteneva …”.
La sua relazione prende anche in considerazione il timbro ad inchiostro su gesso ed in ceralacca presenti sul telaio e le etichette dei trasportatori Bruno Tartaglia ed Ambrosetti.
La storica ha anche cercato, nella sua relazione, di spiegare la questione del doppio quadro. Molto probabilmente l’artista viennese utilizzò una stessa modella per dipingere il quadro Aspettativa ma soprattutto per la famosa tela “Giuditta II” (1909-10, Venezia Ca’ Pesaro) esposta alla Biennale. Probabilmente il maestro, rientrato a Vienna da Parigi, ”utilizzò una modella viennese di particolare bellezza e affezione per lo studio della Giuditta II”. Questo studio sarebbe proprio il “Ritratto di Fanciulla Adolescente” del 1910, esposto nel 1912 alla Grosse Kunstausstellung di Dresda.
Secondo la dottoressa Collina questo studio rimase nell’atelier del pittore e “venne successivamente utilizzato dall’artista per il successivo aggiornamento che diede vita, poco dopo, al Ritratto di Signora della Ricci Oddi”. La modella potrebbe essere la modella viennese Marie Zimmermann donna di umilie estrazione, pittrice dilettante a cui il pittore fu legato sentimentalmente dal 1899 fino al 1904 (ma c’è chi dice anche negli anni successivi). Da lei il pittore ebbe due figli (Gustav detto Gusterl nato nel 1899 e Otto morto poche settimane dopo la nascita).