Per chi negli anni ottanta era un maschio diciottenne la rivista più in voga, durante particolari momemti della giornata, era – senza dubbio alcuno – Postalmarrket.
Seguivano a ruota i giornali di annunci, adatti a qualunque orario. Uscivano una volta alla settimana e, come in ogni bazar che si rispetti, proponevano oggetti e servizi di ogni foggia e tipo. C’era l’angolo dei cuori solitari ma soprattutto c’erano quelli delle auto, delle moto e degli accessori.
Oggi, pensionato il cartaceo, si sono fatti strada i siti di annunci online come Subito.it o come kijiji.it.
Seguendo il detto “mercato ricco mi ci ficco” anche Facebook ha deciso di lanciare la sua bella sezione dedicato al compro/vendo. L’ha battezzato Marketplace e lo fa comparire sulla colonna destra della famosa pagina blu.
Proprio qui, in questa soleggiata domenica di ottobre, è comparso un annuncio che ha provocato fulminee toccate di ferro o di altri attributi da parte dei lettori.
In vendita, a Piacenza, nella sezione arredamento, è stata messa una bella cassa da morto, più elegantemente definita – nel titolo dell’annuncio – “Cofano”.
Fine oggetto, può trovare ospitalità in soggiorno come mobile bar o come mensola oppure può essere utilizzato per il suo scopo originario.
La descrizione ci fa sapere che si tratta di un pregiato pezzo “ottimamente conservato, in essenza di rovere”. Il venditore, ben sapendo che cortesia e disponibilità sono fra le migliori armi per chiudere un affare, offre la “possibilità di prova per controllo dimensioni”.
Se non fosse che il genere rischia di essere poco invitante … il prezzo pare davvero da cogliere al volo: solo 1 euro. Non è dato sapere se si tratti di un articolo nuovo di falegnameria oppure usato (magari poco), di un doppio regalo o di una vendita per errata misura.
Non si fa parola neppure delle modalità di trasporto, se si debba ritirare in loco (magari zona via Caorsana) o se vi siano altre “carontiche” possibilità di viaggio e consegna.
Tutti dubbi che potete chiarire contattando il venditore, che non per nulla di soprannome fa “Gigi Trovarobe”. Anche se , in questo caso, temiamo si tratti di un oggetto che è “meglio perdere che trovare”.