La tratta piacentina della via Francigena e delle vie Romee è al contempo un’opportunità ed una sfida. La sua attrattiva non risiede solo nei pellegrini in viaggio verso Roma, ma anche negli escursionisti e turisti che esplorano la storia e i paesaggi piacentini. Tuttavia, per mantenere e sviluppare questo potenziale, è cruciale un impegno comune che unisca enti pubblici, privati e cittadini, costruendo un sistema strategico e integrato.
Piacenza come crocevia: un’opportunità da non perdere
Piacenza si trova lungo uno dei tracciati più affascinanti e storicamente rilevanti della Via Francigena, testimoniato dalle tappe descritte nel diario di viaggio del vescovo Sigerico. «Piacenza è crocevia di cammini antichi e di nuove opportunità turistiche» afferma Giampietro Comolli, presidente pro tempore del Comitato Tratta Piacenza vie Romee e Via Francigena Italia pro Unesco. «Tuttavia – aggiunge – la domanda da porsi è: la città crede davvero nella Via Francigena?».
Il Comitato Tratta Piacenza ha recentemente presentato alla BIT di Milano un nuovo progetto che coinvolge l’intera città, promuovendo la cartoguida dei cammini all’interno delle mura rinascimentali. Un’iniziativa che mira a trasformare Piacenza non solo in un punto di transito, ma in una vera destinazione. La mappa, realizzata con il sostegno della Banca di Piacenza, offre un’ampia gamma di servizi locali per turisti e pellegrini, evidenziando la ricchezza del territorio, dalle colline dell’alta Val Ceno e Val Taro fino ai passi appenninici liguri.
Tuttavia, come sottolinea Comolli «il cuore pulsante della Tratta Piacenza resta il guado di Sigerico sul fiume Po. Senza una barca operativa e un sistema di attracco sicuro, Piacenza rischia di essere tagliata fuori dai percorsi principali».
La crisi del Guado di Sigerico: una barriera da superare
Il guado di Sigerico, che da secoli rappresenta un passaggio fondamentale sulla Via Francigena, è oggi in una situazione precaria. Il traghettatore Danilo Parisi, che da oltre 20 anni garantisce il passaggio dei pellegrini, si trova a fronteggiare una crisi dovuta alla distruzione della sua barca durante l’ultima piena del Po. La comunità si è mobilitata con una raccolta fondi. Giampietro Comolli avverte che questa non è una soluzione a lungo termine: «Non possiamo continuare a tamponare le emergenze. Serve una strategia strutturale per garantire la sicurezza del guado e la continuità del servizio».
Il problema principale non è solo la barca, ma la mancanza di un pontile solido e sicuro, come evidenziato dagli studi dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).
«Occorre un pontile ben ancorato e un sistema di alaggio per proteggere la barca durante le piene del fiume – continua Comolli. – Solo così possiamo assicurare che Piacenza resti parte integrante della Via Francigena».
E’ necessario fare sistema
La costruzione di un sistema efficace richiede la collaborazione di tutti: dai comuni coinvolti alla Regione, dall’AIPO agli albergatori, agli operatori turistici locali. «Fare sistema è fondamentale – dichiara Comolli. – Non possiamo continuare a curare solo il nostro piccolo orticello. La tratta Piacenza può crescere solo se tutti gli attori coinvolti si impegnano a lavorare insieme, cosa che fino ad ora non si è purtroppo mai verificata».
Una delle soluzioni proposte riguarda l’utilizzo dei fondi raccolti per non solo acquistare una nuova barca, ma per creare un’infrastruttura solida e duratura. L’AIPO ha già avviato progetti di rinaturazione lungo le rive del Po che potrebbero includere anche la realizzazione di un nuovo attracco sicuro a Calendasco. «Questo potrebbe risolvere definitivamente i problemi legati alle piene del fiume – afferma Comolli -. Un progetto di questo tipo, che guarda al futuro, garantirebbe la continuità del servizio e permetterebbe a Piacenza di mantenere il suo ruolo centrale sulla Via Francigena. Senza barca la città di Piacenza rischia di essere tagliata fuori: infatti diventa più naturale, non solo consigliato, passare da Pavia a Fidenza usando le corriere, il treno, il pullman o la bici+treno, penalizzando la nostra provincia».
Il ruolo del traghettatore: un bando per il futuro
Oltre a garantire la sicurezza del guado, c’è una questione importante da affrontare: chi sostituirà Danilo Parisi quando non sarà più in grado di proseguire?
«Danilo non è eterno, – sottolinea Comolli – serve un bando per formare un nuovo traghettatore che possa garantire il servizio in futuro. Non possiamo lasciare che tutto dipenda dalla buona volontà di una sola persona».
Questo nuovo traghettatore non dovrebbe essere un volontario, ma un professionista remunerato, per garantire la sostenibilità del servizio nel lungo periodo. «Il guado di Sigerico ha un valore troppo grande per Piacenza e per il turismo locale per essere lasciato al caso» conclude Il presidente del Comitato Tratta Piacenza.