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Piacenza e Milano a confronto sull’inquinamento atmosferico, partecipato incontro di Piacenza Oltre

Due città sicuramente diverse per molte ragioni, ma simili per latitudine e soprattutto perchè entrambe devono fare i conti con lo stesso problema dell’inquinamento atmosferico. Piacenza e Milano a confronto sull’approccio a un tema controverso per trovare alcuni stimoli durante il pomeriggio di ieri all’Istituto Sant’Eufemia di Via San Marco grazie all’associazione Piacenza Oltre e ai relatori Caterina Pagani, ingegnere ambientale e Gloria Zavatta, Responsabile Unico di AMAT Milano, l’Agenzia Mobilità Ambiente Territorio che si occupa quotidianamente di Pm10, sforamenti e polveri sottili, giusto per fare un esempio.

Un problema che, precisa Pagani in apertura “è comune a tutta la Pianura Padana. Infatti si sta lavorando su un fronte trans regionale per evitare sforamenti considerati pericolosi dall’UE e dall’OMS. Le misure non sono sempre ben accettate nelle nostre città, perchè impongono dei cambiamenti al nostro vivere quotidiano”. L’obiettivo è vedere le azioni messe in atto da una città come Milano, considerata dal Sole 24 Ore come la città in cui si vive meglio in Italia. Zavatta tra le altre cose si è occupata per EXPO 2015 di tutti gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale.

“AMAT è stata creata una quindicina d’anni fa – precisa Zavatta -, perchè nel Comune di Milano ci si è resi conto che l’amministrazione comunale non riusciva ad avere tra le sue risorse professionali persone specializzate su alcuni temi specifici. C’è la necessità di capire come si spostano i cittadini, capire come rendere al meglio la rete dei vari trasporti e armonizzarli tra loro. Facciamo varie campagne per capire ad esempio il livello di pulizia, i ritardi del tram, se sono in linea col contratto stipulato tra ATM (società per azioni) e il Comune”.

Sulla qualita dell’aria Gloria Zavatta sottolinea che nonostante i miglioramenti dal 2003 ad oggi l’attenzione non è calata, anzi. “I risultati ottenuti, in confronto con quanto stabilito dall’OMS e UE, non sono ancora soddisfacenti. Ci sono stati ancora sforamenti e le ripercussioni sulla qualità della vita e sulla durata della vita stessa si fanno sentire. In generale tra i principali imputati per l’inquinamento troviamo il traffico veicolare, per circa il 40%, poi il riscaldamento degli edifici. Bisogna poi considerare la CO2, che non da effetti diretti sull’essere umano ma contribuisce ai cambiamneti climatici. Siamo in un trend accelerato e molto grave, le temperature stanno aumentando esponenzialmente. Stiamo mappando in questo senso anche alcune zone di Milano per monitorare i cambiamenti, le isole di calore. Gli strumenti di cui si è dotata Milano per combattere il riscaldamento climatico sono il PUMS, il PAES (Piano Energetico) e il Piano di qualità dell’aria. Ci sono alcune iniziative coraggiose, che danno fastidio, ma che poi piacciono a tutti perchè si vive meglio (con tanto di referendum). Una di queste a Milano è stata la creazione dell’Area C, interdetta a un certo numero di macchine più inquinanti, come gli Euro 3. Una misura contro la congestione del traffico”.

Sulle caldaie a gasolio, Zavatta ha specificato che dal 2020 a Milano “non ci saranno più, ma una sfida importante è l’efficentamento degli edifici stessi, partendo dagli infissi, che disperdono tantissimo, le coperture sopra i tetti, o dove ci sono le cantine, già tolgono un 60 – 80% di dispersione energetica. Cui si aggiungono le pareti coibentate. Esistono incentivi per queste operazioni. Muoverci in questa direzione permette di far muovere l’economia innanzitutto, (edilizia, artigianato, manifatturiero, etc.), ridurre la CO2 ed eliminare le polveri nel caso delle caldaie. E’ solo un vantaggio”.

Capitolo inceneritore. “La città che riflette su queste cose, non quella contro per forza a tutto, fa il proprio meglio per la raccolta differenziata, ora Milano sia attesta al 58%, che per una città delle dimensioni di Milano è primato mondiale. La parte residua, l’indifferenziato, purtroppo non è operabile. Alcuni visionari tendono ai rifiuti zero, attraverso uno studio sui prodotti, la strada da percorre è anche quella. C’è un 32% su cui non si può fare nulla. L’unica cosa da fare è tenere sotto controllo gli impianti, attraverso alcuni Protocolli di gestione”.

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