Incontriamo la squadra del Piacenza Rugby, durante il ritiro pre-campionato. Tornare con la testa sul campo, dopo la pausa estiva, non è semplice e per questo gli allenatori Sandro Pagani e Davide Toscani hanno impegnato i ragazzi in una full-immersion di due giorni a le Mose.
Un’occasione per sciogliere i muscoli, conoscere le new entry e per delineare anche i ruoli; si è deciso chi indosserà la maglia di capitano e quali giocatori avranno un ruolo per così dire “senior” e faranno da tramite fra la squadra e lo staff tecnico. Perché, come in qualunque sport, l’ultima parola spetta sempre agli allenatori, ma se lo spogliatoio condivide le scelte, manifesta eventuali malumori … tutto diventa più semplice, per tutti.
Nella classica partitella non si fanno sconti a nessuno ed anche se gli avversari sono, questa volta, i compagni di squadra .. quel che conta è conquistare la palla ovale. La coesione del gruppo però la si intuisce a tavola, durante il terzo tempo, fra battute e sfottò reciproci. Questi sono ragazzi cresciuti assieme e si vede.
Di loro parliamo con il direttore tecnico Kelly Rolleston che ci spiega gli obiettivi dell’annata sportiva.
Come si preannuncia la prossima stagione, considerando che è sempre più difficile per le squadre, in particolare se di sport diversi dal calcio, trovare sponsorizzazioni?
E’ sicuramente difficile. Il Piacenza Rugby quest’anno gioca ancora in serie B, per la terza stagione.
Tre anni fa abbiamo fatto una esperienza in A. Diciamo che abbiamo fatto un cambio in questo periodo. Quando sono arrivato la squadra era appena retrocessa in B. C’erano parecchi ragazzi in squadra che non erano di Piacenza. La squadra aveva costi elevati perché se i ragazzi vengono da via devi, ad esempio, trovargli un alloggio.
Vista la situazione economica di tutto il paese e la conseguente difficoltà nel trovare sponsor, abbiamo deciso di sposare una linea nuova e di far giocare il più possibile i ragazzi di Piacenza, del nostro vivaio. Anche perché la prima squadra è parte della società.
In questi ultimi due anni, come sempre quando hai una squadra giovane, abbiamo avuto risultati molto buoni e momenti difficili. I ragazzi hanno iniziato a capire la categoria, perché la serie B comunque è molto impegnativa. Tutte le squadre sono, più o meno, allo stesso livello quindi non è facile salire.
Ci sono altre società che hanno più risorse di noi e quindi investono. C’era ad esempio un ragazzo, Marco Prette, che – pur non essendo piacentino – giocava con noi da due anni ed ora è andato ad Alghero, dove stanno costruendo una squadra per salire in serie A. Quello è il loro obiettivo e ci mettono risorse.
Il nostro obiettivo è dare dignità a tutti i nostri associati.
Come ci riuscite?
Qui a le Mose c’è una bella struttura, bei campi, la club house. Questo ha dei costi. Così come investire nel mini-rugby e nelle squadre delle categorie inferiori. Stiamo cercando di costruire le fondamenta per un futuro dove questi ragazzi, molto giovani, possano in un giorno riportare il Piacenza in serie A. Sarebbe bello riuscirci già quest’anno.
Ogni squadra parte con l’idea di ottenere la promozione, poi … bisogna vedersela con le altre società.
In buona sostanza cercate di muovervi con le risorse umane che il territorio vi offre e secondo la filosofia della “poca spesa molta resa”?
Esattamente. Questo per noi è un anno importante perché è il settantesimo anniversario della nostra società e anche per questo vogliamo fare bene, dare il massimo ma senza esagerare, senza far il passo più lungo della gamba. Stiamo con i piedi per terra. Abbiamo ragazzi interessanti … vediamo dove possiamo arrivare.
Qualche innesto dall’esterno però è in programma …
C’è un ragazzo, Federico Michel, un ragazzo argentino che ha giocato due anni al Capoterra e che si è reso disponibile a giocare con noi per tre quattro mesi. Poi se ne andrà in Nuova Zelanda a fare un’esperienza. Ovvio che, come direttore tecnico, ho ragazzi di varie squadre che si offrono. Abbiamo anche un altro giovane, romagnolo, in prova che potrebbe aggiungersi al gruppo. Se resterà andrà a scuola qui a Piacenza. Non ha particolari pretese. Se riusciamo a garantirgli un posto dove abitare sarebbe contento e per lui si tratterebbe di un salto di categoria.
Ci sono sempre queste opportunità però il nostro punto di vista è che sia meglio – a pari merito – dare spazio ad un ragazzo di Piacenza, a chi ha sempre giocato con noi. Dopo di che, come sempre, tocca a loro. Noi gli diamo opportunità, loro devono metterci responsabilità. La nostra serie B non è una categoria professionistica, ma l’impegno c’è ed è tanto.
Devi andare in palestra, devi mangiare bene, devi venire ad allenarti, devi sacrificare le uscite con gli amici. La soddisfazione è quella di giocare bene, di stare bene assieme e di vincere. L’obiettivo è quello di fare il meglio possibile con la prima squadra.
Siamo stati sempre in crescita negli ultimi due anni e questo è un dato importante per il futuro.