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Previsioni al ribasso per il Pil piacentino (+0,3% nel 2025)

Dato in lieve flessione rispetto al +0,5% stimato tre mesi fa. Per il 2026 si prevede una crescita intorno all’1%

Si riducono leggermente le previsioni di crescita per l’economia piacentina nel 2025. Secondo le elaborazioni della Camera di commercio dell’Emilia sui dati dell’Osservatorio Prometeia, il Pil provinciale dovrebbe aumentare dello 0,3%, un dato in lieve flessione rispetto al +0,5% stimato tre mesi fa. Per il 2026 si prevede invece un rimbalzo più deciso, con una crescita attesa intorno all’1%.

Il quadro settoriale indica una sostanziale stabilità per l’industria (+0,1%) e un incremento leggermente superiore per i servizi (+0,3%). Entrambi i comparti dovrebbero mostrare un’accelerazione più evidente nel 2026, con un +1% per l’industria e un +1,1% per i servizi.

L’agricoltura si conferma l’ambito più critico: per il 2025 si prevede una contrazione della produzione lorda vendibile dell’1,8%, seguita però da una ripresa significativa (+5,1%) nel 2026.
Situazione opposta per le costruzioni, attese ancora in crescita nel 2025 (+1,8%), ma con un possibile calo del 2,7% l’anno successivo.

Le esportazioni, condizionate dall’andamento delle principali economie internazionali, dovrebbero chiudere il 2025 con un -11,7%, per poi recuperare terreno nel 2026 (+7,2%).

Sul fronte del reddito disponibile delle famiglie, le proiezioni indicano un incremento del 2,4% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026. Il mercato del lavoro appare stabile, con un tasso di disoccupazione stimato al 5,4% nel 2025 e al 4,9% nel 2026, e livelli occupazionali pressoché invariati.

“La situazione resta complessa – osserva l’imprenditore piacentino Filippo Cella, vicepresidente vicario della Camera di Commercio dell’Emilia – a causa della fase di stagnazione che caratterizza gran parte dell’economia europea e dell’impatto dei dazi statunitensi”.

“L’auspicio – aggiunge Cella – è che vengano adottati interventi nazionali capaci di compensare le difficoltà degli scambi con gli Stati Uniti, di ridurre ulteriormente la tassazione sul lavoro e, soprattutto, che si consolidino le tregue e i segnali di pace che stanno emergendo sul piano internazionale”.

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