Matteo Renzi si dimette da segretario del PD. Dimissioni che però saranno operative quando sarà insediato il nuovo governo. Renzi esclude un reggente e punta ad un nuovo congresso. Ma le sue parole, a tratti molto dure, fanno capire che la guerra all’interno del PD è ufficialmente aperta. La prima reazione è stata quella del presidente uscente dei senatori del Pd Luigi Zanda che sottolinea come le dimissioni posticipate non abbiano senso e che Bersani si dimise subito. “La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo”.
“Le dimissioni di un leader – ha sottolineato Zanda – sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide di darle, si danno senza manovre. In un momento in cui al Pd servirebbe il massimo di quella collegialità che è l’esatto opposto dei cosiddetti caminetti, annunciare le dimissioni e insieme rinviarne l’operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare. Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi – ha ricordato Zanda – lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più segretari”.
Questi alcuni degli stralci del discorso di Renzi. “Il nostro posto è all’opposizione – ha detto Matteo Renzi – non diventeremo la stampella delle forze antisistema. Saremo responsabili. Staremo all’opposizione. Cosa farò io? Ho ricevuto migliaia di email. Terminata la fase del governo farò il senatore semplice, di Scandicci, di Firenze. Restituiamo le chiavi di una casa chè è meglio di quando l’abbiamo presa. Noi non insulteremo gli avversari sui social. Faremo politica fuori dai recinti dei palazzi. Grazie a tutti i candidati che non ce l’hanno fatta per qualche centinaio di voti. Diremo si a tutto quello che farà bene al paese. Diremo tre no: No ad inciuci. No ai caminetti ristretti. No ad estremismi. Faremo il tifo per l’Italia ma saremo responsabili. Sapremo dire dei si ma anche dei no”.