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    Ricordata la deportazione di Kerck e lo scempio ambientale del Lago Aral

    Ieri il quinto appuntamento celebrativo dell’Associazione dei Liberali Piacentini – presente anche l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi – ha avuto quale protagonista il documentarista Stefano Conca Bonizzoni (laurea in Comunicazione interculturale e Multimedia, master con registi di prestigio tra i quali Marco Bellocchio). L’ospite, in dialogo con Danilo Anelli, ha illustrato il documentario “I naufraghi di Kerch” che accomuna due emblematici eventi: la tragedia della deportazione di colonie di italiani di Crimea e lo scempio compiuto dall’uomo sul lago Aral. Ha anche anticipato alcune clip-video del documentario ancora inedito da lui realizzato sull’argomento.

    Il lago Aral, salato di origine oceanica, è al confine tra l’Uzbekistan e il Kazakistan; un tempo era uno dei principali specchi d’acqua al mondo: oggi per buona parte è prosciugato. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso era ampio circa 68mila Kmq. (quanto Piemonte, Lombardia e Veneto) negli anni si è gradualmente è ridotto sino a 283 Km quadrati di superficie; il resto è divenuto una conca desertica dove le navi abbandonate fanno ombra ai cammelli vaganti sulla superficie lacustre asciutta. Le tempeste di vento sollevano il sale accumulato a terra e lo spargono per grandi aree rendendo impossibili le coltivazioni. Gli antichi abitanti del territorio hanno dovuto muoversi e la zona che 50 anni fa era una bellezza naturale oggi è un deserto.

    Gli italiani di Crimea vennero deportati nel gulag di Karaganda, (visitato nel settembre scorso da una delegazione dei Liberali Piacentini). Il 29 gennaio del 1942 circa 2.000 italiani di Kerch furono rastrellati dalle loro case. Iniziò una deportazione disposta su base etnica, e le minoranze nazionali presenti sul territorio finirono deportate in Kazakistan con l’accusa di collaborazionismo. Il trasferimento durò quasi due mesi. Durante il viaggio, nei vagoni dove erano assiepati, molti bambini e vecchi morirono per la fame, il freddo, le malattie. I cadaveri vennero abbandonati nelle stazioni dove il convoglio sostava. Giunti a destinazione la comunità italiana fu alloggiata in baracche e rimase sempre sotto la sorveglianza speciale della Polizia segreta.

    Quanto successo al lago d’Aral è stato definito il più grande disastro ecologico della storia e quanto successo alla comunità italiana di Kerch, è riconosciuto come Genocidio.

    Questa sera alle ore 21 nella sede del Salone Amici dell’Arte (via San Siro, Piacenza) lo spettacolo a ingresso libero “La libertà oltre il muro”, conclude la settimana di eventi organizzati dalla Associazione Liberali Piacentini, per celebrare il trentennale della Caduta del muro di Berlino e per rendere testimonianza delle atrocità commesse dall’occupazione sovietica nei paesi occupati negli anni della seconda Guerra Mondiale e anche oltre.

    L’opera teatrale rappresentata questa sera, diretta e interpretata da Massimiliano Finazzer Flory con Gianni Quillico, è tratta da Arcipelago Gulag di Alexander Solženicyn arricchito da lettere e testimonianze legate al muro di Berlino. Proprio 30 anni fa era pubblicato nell’URRS per la prima volta il saggio verità di Solženicyn, l’opera fu pubblicata in Occidente nel 1973 e circolò clandestinamente nell’URSS fino al 1989, quando fece la sua apparizione sulla rivista letteraria Novyj Mir, in forma ridotta. Ora la pièce teatrale tiene insieme questi due eventi in unica tragica narrazione. In scena con una scenografia che evoca il confine, il filo spinato e due uomini che confessano la loro storia e la loro idea di libertà. Il primo, interpretato da Massimiliano Finazzer Flory, reduce dall’esperienza dell’ospedale psichiatrico sovietico, il secondo, interpretato da Gianni Quillico un burocrate funzionario del Partito Comunista tedesco.

     

     

     

     

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