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HomeAttualitàRiforma Cra. E' scontro fra Regione e sindacati sulla sospensione degli accreditamenti

Riforma Cra. E’ scontro fra Regione e sindacati sulla sospensione degli accreditamenti

Il presidente de Pascale: “La sospensione degli accreditamenti imposta da Roma"- Cgil, Cisl e Uil: " la Regione è inaffidabile e subalterna agli interessi dei gestori privati a danno dell'utenza e di chi vi lavora"

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E’ polemica fra i sindacati e la regione sulla sospensione degli accreditamenti delle CRA.

Nel primo pomeriggio è arrivato il durissimo comunicato a firma dei sindacati CGIL, CISL UIL, SPI CGIL – FNP CISL – UIL PENSIONATI FP CGIL – CISL FP FISASCAT CISL – UIL FPL UILTUCS UIL.

“Dopo mesi di incontri inconcludenti, la giunta de Pascale cala la maschera. La delibera che avrebbe dovuto regolare dal 2025 il nuovo sistema di accreditamento (DGR 1638/2024) con procedure trasparenti e miglioramenti dei servizi per anziani e disabili e per le lavoratrici ed i lavoratori che assicurano le prestazioni, frutto anche di un faticoso percorso di confronto con le organizzazioni sindacali, è stata sospesa “fino al 31.12.2026, o, comunque, fino all’eventuale nuovo termine disposto da sopravvenute disposizioni normative e atti della competente Amministrazione statale”. Una resa totale a favore dei gestori dei servizi socio-sanitari accreditati e a danno dell’utenza e del personale impegnato nelle CRA, nei servizi di assistenza domiciliare, nei centri diurni e nelle strutture socio sanitarie riabilitative.
In pratica, i gestori di questi servizi, dopo oltre dieci anni ininterrotti di rinnovi, ottengono un’ulteriore proroga dei contratti di servizio, senza una scadenza precisa e senza che venga loro chiesto alcun miglioramento qualitativo, incassando però tutti gli aumenti di rette richiesti, sia a carico dell’utenza sia a carico del Fondo Regionale per la non autosufficienza, incrementato grazie all’aumento dell’addizionale IRPEF ed all’introduzione dei ticket sui farmaci.
Questa scelta avviene dopo approfondimenti giuridici e richieste di chiarimenti al Ministero, giustificando così, sul piano giuridico, una precisa rivendicazione dei gestori, che fanno capo prevalentemente alle centrali cooperative, venendo meno ad ogni impegno assunto nei confronti di Cgil Cisl Uil come ribadito nell’ambito del complesso confronto sul bilancio 2025 della Regione.
Se tutto può restare invariato per almeno due anni, allora la Regione deve avere il coraggio anche di farsi carico dell’aumento delle rette già disposto dal 2024 e che, dal 2025 non può più contare nemmeno sulla restituzione a favore dei redditi medio bassi.
Nel frattempo, però, in assenza di qualsivoglia prospettiva di miglioramento delle condizioni di lavoro per operatori socio sanitari e infermieri, continuerà la fuga da queste professioni, mettendo di fatto in discussione la tenuta stessa del sistema ed il ruolo di governo pubblico indispensabile a fronte dell’impiego di risorse pubbliche, frutto della fiscalità generale che grava quasi esclusivamente su lavoro dipendente e pensioni.
L’assessora Conti smentisce se stessa ad ogni incontro, evidenziando una palese difficoltà ad affrontare una delle sfide più rilevanti di questo tempo, quella dell’invecchiamento e della fragilità, smentendo la storia dell’Emilia Romagna, dove le criticità, che si aggravano giorno dopo giorno, si fronteggiano confrontandosi a viso aperto con le organizzazioni sindacali.
Cgil Cisl Uil non resteranno inermi di fronte a questa deriva e si batteranno a tutti i livelli ed in tutte le sedi, valutando ogni iniziativa utile a difendere i diritti delle persone anziane e con disabilità e delle lavoratrici e dei lavoratori indispensabili ad assicurare servizi di qualità”.

A stretto giro è arrivata la risposta della Regione.

“La sospensione degli accreditamenti fino al 31 dicembre 2026 è un atto dovuto per l’Emilia-Romagna come per tutte le Regioni, che segue l’approvazione della legge nazionale 193, decisa dal Governo. Di fronte a questo scenario, penalizzante per il nostro territorio, abbiamo però reagito subito e l’assessora Conti ha immediatamente convocato tavoli con sindacati, Anci e gestori, chiedendo pareri legali per tutelare il nostro modello”.

Così il presidente della Regione, Michele de Pascale, interviene sulla sospensione della delibera  1638/24 e la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil.

“Di fronte a una norma statale così stringente abbiamo inoltrato un quesito formale al Ministero- prosegue de Pascale-, che ci ha risposto di voler avviare un confronto tecnico: finché il Governo non scioglierà il nodo, i termini restano sospesi. Forzare la mano significherebbe esporre i Comuni a ricorsi milionari e bloccare nuovi investimenti. La nostra scelta non è quella della sudditanza ai gestori privati ma è quella della massima tutela del servizio e degli anziani. Su questo punto non arretriamo. Isabella Conti ha la mia fiducia, confermata dal lavoro di concertazione meticoloso che ha condotto con il mondo sindacale senza perdere mai di vista il confronto con il territorio e i suoi servizi per gli anziani”.
 
Il presidente e l’assessora sottolineano di aver concordato con le sigle sindacali una tabella di marcia precisa, che prevede già a partire dalla prossima settimana l’invio delle simulazioni sull’applicazione graduale della delibera 1638/24 e il 29 luglio, per poi aprire, proprio con l’assessora Conti, una discussione puntuale insieme alle rappresentanze sindacali.  “In quei documenti avremmo mostrato come intendiamo finanziare la formazione e l’assunzione di operatori socio-sanitari in tre anni, a garanzia di un salto di qualità reale nei servizi”.
 
De Pascale e Conti rimarcano che, nonostante la sospensione imposta da Roma, la Regione ha continuato a mettere risorse sul tavolo: “Abbiamo destinato oltre 135 milioni di euro nel triennio 2025-2027 alla non autosufficienza, potenziato l’assistenza domiciliare con 15 milioni aggiuntivi e stanziato 3 milioni all’anno, misura unica in Italia, per i caregiver familiari”.
 
“La data per un confronto era già stata fissata dall’assessora Conti con numeri e soluzioni sul tavolo- conclude de Pascale-. Considero il confronto coi sindacati una strada maestra, discutendo dei margini di azione che le leggi e le risorse umane e finanziare ci offrono. Mi auguro quindi che si possa recuperare una discussione serena”.

Infine sul tema sono intervenute le cooperative, molte delle quali sono impegnate in prima persona nella gestione delle RSA.

La posizione dell’Alleanza delle Cooperative dell’Emilia-Romagna sulla decisione della Regione
La decisione della Regione Emilia-Romagna di prorogare a fine 2026 la riforma dell’accreditamento per i servizi per anziani e disabili è coerente con la norma nazionale che non solo stabilisce quei termini ma demanda proprio al livello nazionale la competenza a fissare i criteri del nuovo sistema di accreditamento. La proroga dei contratti con gli attuali gestori dei servizi socioassistenziali è quindi un atto dovuto.
Lo chiarisce l’Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Emilia-Romagna, alle cui centrali (Legacoop, Confcooperative e Agci) sono associate la maggior parte delle cooperative che gestiscono i servizi in accreditamento.
Relativamente all’adeguamento delle tariffe, l’Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Emilia-Romagna ribadisce che, se nel precedente mandato si era registrato un aumento a parziale copertura dell’inflazione e dei costi energetici, oggi viene riconosciuto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, firmato da Cgil, Cisl e Uil a inizio 2024. Quel contratto ha previsto un incremento di oltre il 14% dei salari di soci e lavoratori. Si è trattato di una scelta responsabile, adottata per contrastare gli effetti devastanti dell’inflazione e consentire il recupero del potere d’acquisto dei lavoratori. Un impegno assunto in sintonia con le richieste avanzate dal personale.
Negli anni, i gestori dei servizi hanno fatto fronte ai costi crescenti riducendo i margini e impegnando patrimonio accantonato, coerentemente con la propria natura mutualistica.
L’Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Emilia-Romagna, pur non volendo entrare nella dialettica tra sindacato e Regione, esprime apprezzamento per il percorso fatto dall’amministrazione regionale a tutela del sistema socio-assistenziale e ribadisce il proprio impegno al miglioramento delle condizioni di lavoro del personale, in gran parte soci delle cooperative, in un momento inoltre in cui si registra una forte crisi del lavoro sociale. Le cooperative sono alla continua ricerca di soluzioni organizzative innovative per aumentare la qualità del servizio e la capacità di dare risposte ai bisogni crescenti delle fasce fragili della popolazione.

ANCI Emilia-Romagna

Sull’accreditamento socio sanitario della Regione Emilia-Romagna c’è da registrare la nota dell’ANCI Emilia-Romagna.

“ANCI Emilia-Romagna, pur non entrando nel merito della nota delle organizzazioni sindacali, che in modo condivisibile affrontano una questione complessa, rileva che la Regione aveva dapprima intrapreso il percorso dell’avvio delle procedure ad evidenza pubblica, ma in conseguenza della sopravvenuta legge statale, ha chiesto chiarimento al Ministero competente, che tuttavia non ha fornito un’indicazione univoca e tale da scongiurare possibili contenziosi da parte dei soggetti privati, fondati proprio sulla prevista sospensione al 2026.

ANCI Emilia-Romagna, in ragione di quanto sopra, ha per tanto condiviso le valutazioni e le argomentazioni della deliberazione regionale di uniformare la sospensione regionale alla sospensione statale al 31/12/2026, anche in base al fatto che i tempi necessari all’espletamento di tutte le procedure per il Nuovo accreditamento socio sanitario, introdotto dalla richiamata deliberazione regionale 1638/24, non avrebbero comunque permesso di rispettare il termine del 31/12/2025 rendendo quindi necessarie altre proroghe.

I Comuni anche attraverso ANCI hanno potuto sempre contare su un confronto costruttivo con la Regione su una materia complessa ma così importante per il benessere della Comunità. ANCI ha inoltre chiesto alla Regione di intervenire nei confronti del Governo per il rispetto dei tempi stabiliti dalla norma statale mettendo così le Regioni e le amministrazioni locali in condizioni di dare attuazione al sistema dell’accreditamento socio-sanitario”.

 

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