Il centrodestra consiliare – Fratelli d’Italia, Civica Barbieri-Liberi e Lega – interviene per commentare le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Piacenza Katia Tarasconi durante l’incontro di auguri con i giornalisti. Un “racconto” quello del primo cittadino che non ha convinto l’opposizione. La nota riprende e approfondisce, tra l’altro, la notizia data in esclusiva da Quotidiano Piacenza Online in merito alla collocazione dei contenitori per i rifiuti in Piazzale Plebiscito in assenza della necessaria autorizzazione della Soprintendenza, episodio emblematico, secondo il centrodestra, di un metodo amministrativo che solleva interrogativi seri sul rispetto delle regole e sulla gestione delle decisioni pubbliche. Ma tratta anche un’altra notizia lanciata da Quotidiano Piacenza Online e da IlMioGiornale.net, quella del ricorso contro il maxi appalto e accenna alla gestione del salone monumentale di palazzo Gotico in versione light.
Ecco il testo integrale.
“La conferenza stampa di fine anno del Sindaco di Piacenza si è confermata, ancora una volta, un esercizio di comunicazione accuratamente selettiva. Un racconto rassicurante, ben confezionato, nel quale trovano spazio annunci edulcorati e mentre alcuni fatti di rilievo vengono lasciati opportunamente ai margini.
È stato infatti accuratamente omesso il ricorso presentato da un’importante azienda nei confronti del Comune di Piacenza nell’ambito della procedura del c.d. “appaltone”. Un ricorso che, va detto, non coglie di sorpresa nessuno: le criticità e le possibili irregolarità di quella procedura erano state evidenziate da tempo dalla minoranza. Evidentemente, però, si è ritenuto che questa notizia non fosse sufficientemente “festiva” per essere condivisa con i piacentini in occasione del bilancio di fine anno.
È stato altresì accuratamente omesso un ulteriore dettaglio tutt’altro che secondario: la collocazione dei contenitori per i rifiuti in Piazzale Plebiscito in assenza della necessaria autorizzazione della Soprintendenza. Un episodio che fotografa bene il metodo di questa Amministrazione, che procede per tentativi, confidando che le regole, prima o poi, si adattino alle decisioni già prese.
Dopo le omissioni, arrivano invece gli annunci.
Tra questi, quello relativo a Piazza Cittadella, presentato come se si trattasse di un riuscitissimo ed insperato traguardo: il Sindaco ha infatti comunicato l’affidamento diretto ad una società internazionale, Arcadis, per la redazione di un progetto di fattibilità del valore di oltre 100 mila euro.
Peccato che l’area in questione non sia oggi nella disponibilità del Comune di Piacenza, essendo ancora oggetto di un giudizio pendente.
Qualora tale giudizio dovesse concludersi a favore del concessionario, quel progetto risulterebbe, nei fatti, del tutto inutile: centomila euro di risorse pubbliche spese senza alcuna garanzia di utilità.
Resta quindi una domanda legittima: il Comune sta procedendo in questo modo perché ha la certezza di rientrare in possesso dell’area, magari attraverso un accordo con il concessionario, oppure stiamo assistendo all’ennesimo esempio di gestione disinvolta delle risorse pubbliche? In entrambi i casi, il quadro che emerge non è rassicurante.
Infine, la vicenda Barino/Iat/Palazzo Gotico, sulla quale si continua a giocare molto con le parole. A fronte delle dichiarazioni dell’Amministrazione, che parla di un futuro gestore con un ruolo meramente “tecnico” di apertura e chiusura del Salone monumentale, la lettura del bando racconta una storia diversa. Il documento prevede infatti la possibilità, per il concessionario, di proporre un programma di valorizzazione culturale, comprendente eventi, manifestazioni artistiche ed iniziative aperte al pubblico, configurando di fatto una concessione “light” di uno degli spazi più simbolici della città per 25 anni.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una distanza evidente tra ciò che viene raccontato e ciò che viene scritto negli atti ufficiali. Una distanza che alimenta dubbi, più che certezze, e che meriterebbe maggiore chiarezza prima di impegnare, per decenni, beni pubblici di valore storico e identitario.
Il quadro che emerge non lascia affatto tranquilli: mette in luce un’Amministrazione che procede tra omissioni, scorciatoie e annunci edulcorati, più concentrata sull’apparenza che sulla concreta gestione dei fatti.




